Frode fiscale da 62 milioni, cinque mantovani sotto accusa

MANTOVA Figurano anche cinque mantovani (un cittadino cinese di Rodigo e quattro italiani) tra i cinquanta indagati nell’ambito dell’operazione “Titano” circa una maxi frode fiscale ben da 62 milioni di euro. Guardia di Finanza e Polizia di Stato, ieri all’alba, hanno dato esecuzione, su delega della Procura di Reggio Emilia (pubblici ministeri Denise Panoutsopoulos e Francesco Rivabella Francia), a un decreto di perquisizione e a due decreti di sequestro preventivo, emessi dal gip reggiano Luca Ramponi. L’attività d’indagine ha permesso, segnatamente, di individuare una serie di società cartiere riconducibili principalmente a un soggetto residente in provincia di Reggio Emilia – già coinvolto nell’operazione denominata “Billions” unitamente ad altri tre soggetti coinvolti nella medesima inchiesta e colpiti all’epoca da misure cautelari – costituite al solo di scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti (Foi) nei confronti di terze società, presunte utilizzatrici delle stesse, al fine di consentire alle medesime l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva, a beneficio della consorteria criminale.
Si tratta nello specifico dei reggiani Walter Di Castri, classe 1970, contestualmente arrestato per il rinvenimento in suo possesso di una pistola con matricola abrasa Graziano Crotti, classe 1959, Roberto Crotti, classe 1981, e Antonio Sestito, classe 1970. Le cartiere risultavano esercitare formalmente attività di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, macchine per l’edilizia, imballaggi, computer e software, fabbricazione di articoli metallici e commercio al dettaglio di prodotti via internet, mentre le società utilizzatrici operano nel campo del commercio all’ingrosso degli imballaggi, dell’edilizia e dell’abbigliamento.
Il provvedimento di sequestro preventivo è stato emesso nei confronti di 8 società sparse per l’Italia – di cui una con sede a Reggiolo al confine con il Mantovano – e dei 9 rappresentanti legali e/o amministratori delle stesse (6 residenti a Reggio Emilia, 2 a Verona e uno a Genova), per le quali il giudice ha statuito che, grazie alla frode perpetrata, abbiano conseguito un profitto illecito di 6 milioni di euro. Al termine delle attività d’indagine, è stato appurato che le 44 società interessate hanno utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell’Iva e delle Imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalle società cartiere per circa 62 milioni, in un arco temporale che va dal 2018 al 2022. Oltre all’esecuzione del decreto di sequestro, sono state effettuate 80 perquisizioni anche con l’ausilio dei cash dog della Guardia di Finanza – che, sulla base dei riscontri investigativi eseguiti anche per mezzo delle banche dati in uso alle Fiamme Gialle, risultavano essere destinatari delle Foi emesse dalle società cartiere coinvolte. Le perquisizioni nei confronti dei presunti utilizzatori delle Foi (sia persone fisiche che giuridiche), sono state eseguite con la finalità di individuare e sequestrare, per finalità probatorie, la documentazione comprovante l’utilizzo nelle dichiarazioni obbligatorie dei documenti fiscali tacciati di fittizietà, da parte di tutti i correi individuati dalla polizia giudiziaria operante, coinvolti nel complesso disegno criminoso. Nel corso delle operazioni, eseguite oltre che a Mantova e Reggio Emilia anche nelle province di Brescia, Bergamo, Milano, Parma, Modena, Napoli, Roma, Torino e Verona, si è provveduto inoltre a notificare l’Informazione di garanzia alle 50 persone fisiche denunciate a piede libero per reati fiscali.
A coordinare la particolareggiata attività il comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, tenente colonnello Maria Concetta Di Domenica, fino all’agosto 2019 a capo del Gruppo delle Fiamme Gialle di Mantova.