Ferma un “portoghese”, controllore condannato

Il tribunale di via Poma

Mantova Era accusato di aver provocato un ritardo del treno per un problema con un passeggero sprovvisto di biglietto. Per interruzione di pubblico servizio era così finito a processo Marco Minardi 62enne, di professione capotreno. I fatti a lui contestati erano occorsi a Suzzara nel luglio 2015. Quella mattina l’uomo si era trovato alle prese con un passeggero cinese con un titolo di viaggio non valido: il biglietto copriva la tratta solo fino a Rolo. Una circostanza, aveva spiegato in aula il ferroviere lo scorso 15 marzo, piuttosto frequente, un “errore” spesso studiato a tavolino. L’ imputato aveva quindi cercato di spiegargli che o faceva il biglietto con il sovrapprezzo, oppure doveva scendere. «Ma lui – queste le parole del capotreno davanti al giudice Antonio Serra Cassano – mi guardava, non parlava e rideva. Non so dire se capisse o meno l’italiano, mi sembrava di no». Anche questo, aveva spiegato, costituisce un trucchetto a cui i “portoghesi” ricorrono spesso. Il capotreno a questo punto ha una procedura precisa da seguire: gli chiede prima i documenti, e quindi gli presenta un modulo apposito redatto in 4 lingue da compilare. Niente da fare il passeggero non capisce. A quel punto allerta sia il compartimento della Polfer che i carabinieri. Minardi si preoccupa dei tempi, assicura, e per questo, quando viene a conoscenza che a Gonzaga non ci sono carabinieri pronti ad arrivare in stazione velocemente, prende accordi per fare arrivare i militari in stazione a Suzzara. Una volta arrivati a Suzzara, il treno si ferma, ma dei carabinieri non c’è traccia. E Minardi non fa ripartire la corsa, nonostante il semaforo verde: «Io non volevo interrompere il servizio, ho fatto tutto secondo le regole. Dovevo consegnare il passeggero ai carabinieri. Poi ho saputo di essere stato denunciato». Ieri mattina l’epilogo giudiziario della vicenda. Al termine dell’istruttoria dibattimentale l’imputato ritenuto responsabile dei fatti a lui ascritti è stato condannato a due mesi di reclusione, pena poi commutata dall’autorità giudiziaria in 1500 euro di multa.