La rabbia dell’ex sindaco Sodano: Comune persecutore

MANTOVA «È vergognoso il comportamento tenuto nei miei confronti dal Comune, che si è costituito parte civile nel processo Laratta chiedendomi 30mila euro».  Nicola Sodano, uscito indenne dal tormentone giudiziario esploso nel gennaio 2015, non rilascia altre dichiarazioni a commento della sentenza della Cassazione che ha chiuso definitivamente il processo a suo carico per corruzione perché il fatto non sussiste. Rimane forte in lui il rammarico che lo stesso ente, che lui ritiene di non aver mai danneggiato in nnessun modo («e lo dicono ormai le sentenze definitive») abbia proceduto contro di lui con azioni che ritiene appunto “vergognose”.
Il bersaglio, sembra evidente, è l’amministrazione di centrosinistra guidata da  Mattia Palazzi, che ha scelto la strada giudiziaria mettendo sul suo capo una spada di Damocle da 30mila euro in primo e terzo grado; stralciata invece da subito l’analoga richiesta della Fondazione universitaria, dove l’ex sindaco aveva collocato nel collegio dei revisori il commercialista  Domenico Laratta, scatenando l’indagine.
«Un accanimento», aggiunge Sodano, che non troverebbe fondamento né politico né giuridico.
Dal canto suo il sindaco Palazzi rigetta ogni senso di colpa: «Mai abbiamo deliberato di procedere in giudizio contro di lui». E rimanda la questione agli aspetti tecnici che inquadrano il comportamento dell’ente nelle coordinate dell’atto dovuto.
«Tecnicamente – spiegano dall’ufficio legale di via Roma –, nel momento in cui per entrambi i filoni per i quali l’ex sindaco era imputato, l’ente comunale è stato definito “parte offesa” dal magistrato, e vista l’entità dei reati, poi caduti nel nulla, costituirsi rappresentava un atto dovuto. Si consideri infatti che quei reati erano contro il Comune. Questo vale per qualsiasi soggetto: presupponendo l’esistenza di reati gravi, il Comune “doveva” costituirsi parte civile al fine di un eventuale risarcimento. Questo lo prevede il codice. Non farlo in sede penale significava non avere la possibilità di richiedere danni, qualora l’ex sindaco fosse stato condannato».