MANTOVA Medardo Zanetti, piacentino, 52 anni, con una esperienza diretta nel mondo delle imprese e nella politica regionale, ove ha ricoperto fra gli altri il ruolo di capo di gabinetto dell’assessore Guido Guidesi (ma a vario titolo anche nei ministeri romani), da venerdì è il nuovo presidente dell’Apam. Ruolo che assicura di avere assunto col fermo impegno preso con i sindaci del comprensorio provinciale: «Andrò a incontrarli tutti, anche per fronteggiare i temi comuni del servizio che andremo a concordare e a offrire in un’ottica di utile collaborazione». Ma prima ci sono parecchie cose da sistemare, e che porteranno, a “cambiare pelle” al trasporto pubblico locale – peraltro su istanza degli stessi sindaci che lo hanno eletto alla presidenza.
Presidente, oggi il trasporto pubblico è in crisi. È un passaggio storico irreversibile o c’è speranza?
«Il trasporto pubblico ha una speranza se non rimane sganciato dalla società: intendo dire che non possiamo più vederlo sganciato dalle attività imprenditoriali, o turistiche, o dal contesto delle imprese. Se manterrà la visione miope del trasporto studentesco o delle circolari vuote, il Tpl sarà sempre in difficoltà. Se troveremo invece altre formule agganciate al contesto sociale, credo che potrà uscirne».
Gli ultimi bilanci Apam parlano di un milione di buco. Come vi farà fronte?
«Guardiamo al problema con un’ottica binaria. Proprio per ragioni di urgenza alcuni sindaci hanno giustamente rifiutato lo slittamento dell’assemblea a settembre. Già a metà anno dovremmo chiudere quel buco, e c’è già un piano in parte di armonizzazione e riorganizzazione prospettato dalla precedente gestione. Poi cercheremo di reperire nuove risorse e qui entra molto in gioco la politica. Per gravare il meno possibile sul pubblico, come primo atto proporrò al consiglio di dare corso a una due diligence su tutti gli asset per vedere dove si potrà fare economie, ovvero fare altre cose come partenza di progetti futuri».
Il “piano Trevenzoli” prospettava la riduzione delle corse extra-urbane. Lei ne terrà conto?
«Un prima intervento è stato fatto almeno per il periodo estivo, ma a settembre deve esserci la piena attività dell’azienda, specie lavorativa e scolastica. I tagli devono essere l’extrema ratio. Vediamo intanto le diseconomie, poi vediamo di reperire risorse. I tagli non sono nemmeno una “ipotesi B”, ma “ipotesi C”. Possiamo parlare di ottimizzazione sulle corse inutili e non supportate dall’utenza. Ma non di tagli, anche se non sono ancora in grado di avere la fotografia esatta della situazione. Lo vedremo con la due diligence e col raffronto di altre aziende simili alla nostra, confrontando gli indicatori».
E sulle circolari urbane pensa di portare riduzioni?
«Vale su tutto. Dobbiamo vedere, e comunque saranno sempre i sindaci, non solo quelli che mi hanno votato, a suggerire le soluzioni migliori da adottare».
Ha già qualche progetto per la messa a gara del servizio nel 2025?
«No, voglio prima confrontarmi con tutti i sindaci e recepire idee. Qualcosa porterò anch’io, ma sono riflessioni che vorrò condividere. Io ho quattro parole d’ordine: responsabilità, condivisione, trasparenza e sostenibilità. Chi mi ha proposto qui, mi ha detto: “vai e cambia pelle ad Apam”».
Lei è stato eletto con il 52,6% dei soci. Come pensa di dialogare col 47% che non l’ha votata? Pensa ci fossero pregiudiziali politiche nei sui confronti?
«Intanto ringrazio tutti gli amministratori che mi hanno sostenuto, e in primis il presidente Bottani. Ma rivolgo anche un appello a coloro che hanno votato no ad avere con me un dialogo collaborativo: il mio è uno spirito di grande apertura. Oggi non sono più solo il presidente eletto dal 52%, ma di tutti i soci del territorio, e anche del socio privato importante che ha creduto in Apam Esercizio, e il cui investimento va tutelato».
Ultima domanda: lei proviene da esperienze regionali. Quanto riuscirà a tesaurizzarle per questa sua nuova “mission”?
«Uno dei motivi principali della scelta del presidente non mantovano è stata forse quella di dare una garanzia locale estesa a tutti i comuni. Ho esperienze regionali, e magari ho la possibilità di avere rapporti anche amicali sia con soggetti regionali che nazionali, oltre che col mondo associativo e delle imprese che può tornare utile a sostenerci sul versante finanziario. Apam deve trovare questa nuova visione per correre sulle proprie gambe e con bilanci che si reggano da soli, senza contare sempre sul sostegno pubblico.