CURTATONE Dopo il grande clamore mediatico suscitato nel periodo della pandemia, le telecamere della televisione tornano ad accendersi sul dottor Giuseppe De Donno e sulla “sua” terapia anti-Covid basata sull’utilizzo del plasma iperimmune. Nei giorni scorsi, infatti, le telecamere di “Fuori dal Coro” (Rete 4) sono state a Curtatone.
Al centro della trasmissione, ancora una volta, la cura del Covid con il plasma iperimmune: un tema che viene nuovamente sollevato dopo che recentemente una ricerca pubblicata sul British Medical Journal ha messo in evidenza i benefici dell’utilizzo di questa terapia se usata prima della comparsa dei sintomi gravi; una cura, spiega la pubblicazione, efficace ma poco usata perché poco redditizia. Una terapia ostacolata come sarebbe stato ostacolato lo stesso De Donno: «è stato ostacolato in tutto. Me lo ha detto chiaramente. Lui ha fatto tutto ciò che poteva», afferma alle telecamere Lucia De Donno, sorella del medico tragicamente scomparso due anni fa in seguito ad un gesto estremo,
Perchè non si voleva utilizzare il plasma? Questa la domanda cui si è cercato di dare una risposta nel corso del servizio di “Fuori dal Coro”. A prendere parola anche Massimo Franchini, medico che condusse la battaglia del plasma con il dottor De Donno, secondo il quale «il boicottaggio peggiore è stata l’indifferenza, il non credere a questa terapia. Il plasma è stato abbandonato troppo in fretta per poi utilizzare altri tipi di farmaci, perché il plasma non aveva alle spalle nessuna casa farmaceutica. Una sacca di plasma a Mantova costava zero euro».