MANTOVA – Si è chiusa ieri pomeriggio alla Casa del Mantegna la prima edizione (Bottani ha già annunciato il bis) del Festival del libro e della cultura sportiva, che in 5 giorni ha portato in città personaggi di spicco del mondo sportivo per una serie di incontri, che, a dire il vero, non sempre hanno avuto la platea che meritavano. Anche ieri per l’ultimo appuntamento con il libro “Quella Sporca Finale” dell’ex giocatore della Fiorentina Alberto Di Chiara in sala c’erano pochi spettatori, ma quelli che c’erano hanno potuto toccare con mano quanto interessanti possano essere le testimonianze di chi lo sport lo ha vissuto in prima persona. Di Chiara e il compagno di squadra Celeste Pin hanno ripercorso la favola non a lieto fine della Fiorentina stagione 1989/1990, capace di salvarsi a una manciata di giornate dalla fine del campionato, ma in grado di raggiungere la finale di Coppa Uefa contro la Juventus. Già, la Juventus “una squadra, che per Firenze è sinonimo di rivalità accesa e giocare proprio contro i bianconeri la doppia finale era per noi un incubo” ha raccontato Di Chiara. La mezzala poi finita al Parma ha aggiunto che “a Torino successe di tutto. Prima noi che sbagliamo l’impossibile e chiudiamo il primo tempo sul pareggio, quando come minimo dovevamo essere avanti di due reti; poi nella ripresa la Juve passa aiutata anche da decisioni incomprensibili”. Due delle quali proprio ai danni dei protagonisti di ieri pomeriggio. “Quando Casiraghi segna – afferma ancora arrabbiato Pin -, si libera della mia marcatura spingendomi in avanti con due mani. Non so come l’arbitro non abbia visto. E sapete cosa mi ha detto l’attaccante bianconero? Noi siamo la Juve, voi non siete nessuno”. A rincarare la dose sulle malefatte dell’arbitro spagnolo Aladren (poi ribattezzato A-ladron) si aggiunge Di Chiara: “Mancava poco alla fine e su di me lanciato a rete è rovinosamente intervenuto in modo scomposto un giocatore della Juve. Fallo per tutti tranne che l’arbitro”. Era l’ultima partita di Baggio in viola: “ma lui non ci voleva andare a Torino – racconta Pin -. Non era convinto perché su di lui era piombato anche il Milan di Berlusconi. Giocò una finale non da Baggio, ma non per cose strane, ma solo per mancanza di serenità”. L’evento è stato moderato dal direttore de La Voce, Alessio Tarpini.