VIADANA Un’altra finale, un’altra delusione. Il Viadana ci ha riprovato, con la forza di chi aveva dominato la stagione regolare e la consapevolezza di avere forse la squadra più forte della propria storia recente. Eppure, come un anno fa contro Padova, anche stavolta lo scudetto è sfumato sul più bello, stavolta per mano di un Rovigo solido, cinico e tatticamente impeccabile. Al termine della partita, il general manager Ulises Gamboa non ha nascosto la sua amarezza: «Era il Viadana più forte di sempre. Ma ci è mancata l’esperienza nei momenti chiave, e non abbiamo saputo leggere la partita tatticamente quando serviva di più. Avevamo una Ferrari, ci hanno superato all’ultima curva, forse perchè abbiamo preso la patente da poco». Parole che aprono a una riflessione più profonda sul percorso del club. Due finali perse consecutivamente sono un dato che pesa. Anche perché entrambe sono arrivate dopo stagioni dominate in lungo e in largo, con un’identità chiara, una rosa di valore e uno staff preparato. Ma proprio negli 80 minuti decisivi è mancato qualcosa: lucidità, cattiveria, tenuta mentale. Rovigo ha sfruttato ogni sbavatura viadanese, ogni occasione, dimostrando quanto nei match che valgono un titolo contino esperienza e solidità più ancora che brillantezza o talento. Anche coach Pavan, visibilmente scosso, ha dichiarato che rifletterà sul suo futuro. Non ha confermato né smentito una sua possibile permanenza, lasciando aperti tutti gli scenari: «Dopo due finali perse è giusto fermarsi e ragionare. Non sono decisioni da prendere a caldo». Dichiarazioni figlie della delusione, forse, ma che alimentano il dubbio: è finito un ciclo? La scorsa estate la società scelse la via della continuità, ripartendo proprio dal gruppo che aveva sfiorato il titolo. Una scelta coraggiosa, che aveva dato i suoi frutti fino alla finale. Ora, però, si impone una valutazione più ampia: il progetto ha raggiunto il suo limite? Serve rinnovamento tecnico, mentale o semplicemente serve solo tempo per arrivare alla consacrazione definitiva? Viadana resta comunque una delle realtà più solide e credibili del panorama rugbistico italiano. Il lavoro sul settore giovanile, il radicamento sul territorio, la capacità di formare talenti e valorizzare il vivaio ne fanno un modello. Ma per completare l’opera serve anche saper vincere. E questa è la vera sfida: imparare dagli errori, crescere nei dettagli, fare quel passo in più che serve per passare da squadra bella e convincente a squadra vincente. Il futuro è tutto da scrivere. Potrebbe esserci una rifondazione, oppure si deciderà di dare un’ulteriore possibilità a questo gruppo, consapevoli che la finestra di tempo utile non sarà eterna. In ogni caso, Viadana dovrà guardarsi dentro e scegliere con lucidità. Perché il treno dello scudetto, due volte perso sul più bello, non aspetta in eterno.





































