Ex postino mantovano scomparso a Gorizia, sono sue le ossa trovate in giardino. Tre indagati per omicidio e c’è anche la truffa ai danni dello Stato

MANTOVA Svolta nelle indagini circa la scomparsa di Vito Mezzalira, l’ex postino di Ceresara scomparso nel 2019. Sono infatti suoi i resti rinvenuti, a inizio mese, nel giardino della sua casa a Sdraussina, frazione di Sagrado (Gorizia), dove viveva una volta andato in pensione. Gli esami effettuati sull’arcata dentale ritrovata, assieme ad altri resti ossei, nel pozzo della villetta hanno confermato che appartengono all’uomo. Sarà, però, l’autopsia, il cui incarico verrà conferito il prossimo 16 dicembre, a ufficializzarne l’identità. Il cadavere era stato trovato scandagliando il prato con il georadar e con l’aiuto dei cani molecolari. Mezzalira, originario del mantovano ma residente da tempo prima a Trieste e poi a Sagrado con la compagna, all’epoca della sua scomparsa, nel luglio del 2019, aveva settant’anni. Quell’estate aveva interrotto i contatti con le due sorelle, residenti ad Asola e a Guidizzolo. La convivente dell’uomo aveva sempre fornito versioni contrastanti, ricche di particolari fantasiosi, sulla sua scomparsa: dalla presunta relazione all’estero con una barista fino alla fuga dagli strozzini. Nel frattempo, però, fino al 2023, aveva continuato a ritirarne indisturbata la pensione. Soltanto la denuncia ai carabinieri di Asola di una delle due sorelle di Vito Mezzalira, Domenica, assistita dall’avvocato Maria Delmiglio di Casalmaggiore (Andrea Cirelli segue l’altra sorella, Valeria) aveva fatto scattare le indagini, partite nel 2023. La donna non si rassegnava a non avere più notizie del fratello e sospettava della cognata. Nei giorni scorsi quello che potrebbe essere il tragico epilogo della vicenda. A fine gennaio dello scorso anno, la villetta di via Nuova a Sagrado era già stata passata al setaccio con il georadar e con l’aiuto delle unità cinofile, per individuare possibili tracce dell’uomo. Un nuovo sopralluogo, disposto dalla procura di Gorizia all’interno dell’abitazione e dell’autorimessa, era stato fatto a maggio, ma anche quella volta senza particolari risultati. Il 7 novembre scorso invece, dopo giorni di ricerche, i carabinieri di Gorizia, con l’aiuto delle ruspe dei vigili del fuoco, avevano trovato ossa umane e indumenti, avvolti in un sacchetto di plastica, in fondo a un vecchio pozzo, a quattro metri di profondità, in un terreno di proprietà della compagna. Il tutto ben sigillato da una colata di cemento. Si complica quindi la posizione dei tre indagati: la ex convivente Mariuccia Orlando, il fratellastro di lei Moreno Redivo e il figlio della donna Andrea Piscanec, chiamati ora a rispondere dell’ipotesi di concorso in omicidio volontario, concorso in sottrazione di cadavere e truffa aggravata e continuata, in questo caso per il ritiro della pensione di Mezzalira anche dopo la sua scomparsa.