MANTOVA Prendiamo atto dell’improvvisa cotta che il sindaco Palazzi si è preso negli ultimi giorni per il Poma, fino a poco tempo fa avamposto dell’inefficiente sanità lombarda (al punto di svendere a Cremona, per interessi di partito, la presidenza dell’ATS già destinata a Mantova). Al tramonto di un quinquennio durante il quale mai si è degnato d’una visita dalle parti di via Lago Paiolo, improvvisamente il primo cittadino ne scopre l’esistenza. La vibrante invettiva del dott. De Donno – che in un video accusa il sindaco di assoluta latitanza sul fronte dell’eccellente sperimentazione mantovana anticovid – ne ha provocato l’immediata reazione: prontamente il sindaco di Mantova, che non è un mammalucco, si è prodigato in lodi e riconoscimenti per l’ospedale cittadino. Non solo ha promesso al Poma il Virgilio d’oro di dicembre (bypassando, con significativo scivolone istituzionale, le prerogative del prossimo consiglio comunale) ma ha già prefigurato un centro ricerche specializzato in plasmaferesi all’interno di Mantova Hub. Siamo alle solite: roboanti annunci per megaprogetti che oggi, con tante famiglie alla fame, mostrano tutta la loro velleitarietà.
Forza Italia ha sempre promosso e difeso le eccellenze della sanità lombarda, e anche in questo caso non può che compiacersi dell’ennesimo successo, frutto di un’efficiente ed efficace collaborazione Mantova-Pavia e dell’abnegazione di tanti medici, infermieri e dirigenti (a quali, oltre alla riconoscenza, andrebbe molto più dei 100 euro in busta paga disposti dal governo). In questo passaggio drammatico della nostra storia sociale ed economica, tuttavia, non c’è spazio per progetti improvvisati e strumentali, a maggior ragione se impegnano faraoniche risorse per tot anni a venire. Sono trascorsi pochi mesi infatti dall’annuncio della nuova Versailles progettata accanto a Palazzo Te (8 milioni di euro per “non risolvere” il nodo del sottopassaggio che strozza Porta Cerese); poche settimane da quello della cittadella dello Sport al Migliaretto (qualche decina di milioni di euro per stadio, annessi e connessi); pochi giorni dalla fuga in avanti sul Centro ricerche anti-covid all’interno di Mantova Hub. Costo? Plurimilionario (sempre che si riesca a delocalizzare di 50 chilometri il prestigioso San Matteo di Pavia: perchè, a pensarci bene, di questo si tratta) e peraltro un deja-vu. Rimbombano nuovamente infatti gli echi della pomposa grancassa che aveva accompagnato il lancio – a cura dell’archistar Boeri e dell’illustre prof. Mancuso – dell’avveniristico “Advanced Institute of Plant and Built Environment, primo centro di ricerca a livello mondiale che avrà gli alberi come ispirazione per l’innovazione tecnologica applicata alla qualità ambientale”.
Nella perduta età dell’oro della città, le amministrazioni di sinistra con operazioni tipo Boma hanno svuotato il centro, licenziato piani urbanistici e costruito strutture che l’evoluzione dei tempi ha trasformato in incompiuti “magoni”, abbattuti oggi dalla stessa sinistra come fossero figli di nessuno. Torre della Gabbia e palazzo del Podestà hanno già drenato e drenano risorse in quantità: rispetto agli iniziali squilli di tromba, il piano Mantova Hub è già molto dimagrito, ma facciamo attenzione a che la storia non si ripeta.
Nel momento in cui le già scarse risorse pubbliche devono fare i conti con un’emergenza drammatica, gli amministratori responsabilmente abbandonino le sparate elettoralistiche e si preoccupino di far fronte alle esigenze di una popolazione più povera, con commercianti, lavoratori autonomi, imprese in estrema difficoltà e famiglie che ogni mattina devono pure scegliere se lavorare o badare ai propri figli. Per cortesia, più panem e meno circenses.