MANTOVA «È un progetto corretto, tecnicamente ineccepibile; solo che piazza Alberti non è uno spazio aperto qualsiasi. Il progetto manca di cultura nel rapporto con la storia». Così il prorettore del Politecnico mantovano Federico Bucci ha stroncato sulla stampa locale il piano di riqualificazione di “piaséta”, ovvero piazza Alberti, predisposto dal Comune e ancora in fase di elaborazione prima di arrivare all’iter esecutivo. Un piano che, a detta dell’accademico professore, non armonizza col “non-finito” del fianco della concattedrale, per via dell’incorniciatura di granito nella pavimentazione.
L’aspetto curioso della stroncatura deriva dal fatto che a farsene voce narrante sia proprio il titolare di quell’università che ha gestito da protagonista assoluto quella che viene universalmente riconosciuto come il massimo sfregio arrecato alla città: la famigerata “domus”, ovvero la copertura dei reperti romani rinvenuti in piazza Sordello. Una struttura lesiva o persino offensiva della natura della storica piazza medievale, come sottolineato, fra gli altri, dall’ex rettore della Normale pisana Salvatore Settis, da Vittorio Sgarbi, e da ultimo persino dal ministro del Mibact Alberto Bonisoli.
Con che coraggio, dunque, sia possibile stroncare ciò che pure può apparire peccato di gusto, quando al Politecnico può dal pari imputarsi ben altro peccato originale? Il sindaco Mattia Palazzi molto diplomaticamente non prende la questione di petto. Solo di sfregio: «Parlare di progetto incolto è quantomeno ingeneroso, visto che nemmeno siamo al progetto definitivo. Quantomeno bisognerebbe avere la pazienza di attendere quello prima di giudicare. Posso però dire con serenità che noi non romperemo l’unità della piazza, come invece fu fatto in passato con la “domus”. Le critiche vanno bene, ma chi è addetto ai lavori potrebbe quantomeno prima confrontarsi con i progettisti, uno dei quali ha insegnato 4 anni al Politecnico, e sono tutt’altro che incolti».
Disse sì alla domus, no a piazza Alberti
Bucci contro Palazzi