MANTOVA Se il nuovo Tuel, il testo unico degli enti locali, non cambierà le carte in tavola, per il sindaco di Mantova è venuto l’ultimo anno di mandato, e già chi si interroga su chi succederà a Mattia Palazzi. I nomi ricorrenti sono stati scritti ripetutamente, e fanno capo alle personalità più vicine al primo cittadino, ossia gli assessori Andrea Murari e il vicesindaco Giovanni Buvoli. Ma non si esclude la sorpresa riservata da colei che nella considerazione di molti, e persino delle opposizioni, potrebbe rappresentare la figura della svolta extra-Pd: l’assessore alla programmazione e all’università Adriana Nepote, manager della Belleli, argentina, considerata ormai come la “Maradona rosa”, ossia la fuoriclasse della giunta Palazzi. A lei si devono molti dei successi conseguiti dal sindaco per la sua abilità di intercettare bandi e fondi tradotti poi in opere e opportunità.
Eletta con largo séguito alle elezioni del settembre 2020, la Nepote è l’unica figura dell’esecutivo che è riuscita a essere promossa a pieni voti nella pagella stilata dalle opposizioni pubblicata ieri dalla Voce. Nemmeno una insufficienza, e l’unica a raggiungere persino votazioni premianti. Addirittura, per i capigruppo di Lega e Forza Italia in consiglio comunale, Andrea Gorgati e Pier Luigi Baschieri, la Nepote rappresenta la figura-chiave – parole loro – che tutti i partiti vorrebbero avere per collocarla nel cuore del governo cittadino.
È dunque da aggiungere anche il suo nome a quello della rosa dei papabili candidati alle comunali già decise per la primavera 2026? Qui non siamo nel mero calcolo probabilistico, ma anche in un ragionamento complesso di strategia politica che individua nell’assessore donna e pluridecorata anche una figura-chiave per restituire un ruolo alla lista civica “Palazzi 2020”, quando ormai Palazzi non potrà più ricandidarsi. E chi, se non la Nepote, potrebbe essere lanciata dalla civica “gialla” nella quale era stata eletta? Altri assessori di spicco non mancano fra i “gialli”, ma nessuno quanto lei sembra avere raccolto un consenso unanime e trasversale.
Potrebbe andare bene al Pd una tale scelta? Questo è tutto da vedersi, ma in casa Dem non manca nemmeno la consapevolezza che la “rendita” lasciata dal sindaco uscente è molto debitrice a quella componente civica che il 20 settembre 2020 aveva soffiato sul collo alle percentuali del partito maggiore, e che pertanto non potrà essere considerato come un interlocutore qualsiasi cui non venga data una particolare gratificazione e visibilità.
A rendere nondimeno particolarmente intrigante lo scenario futuro per il governo del capoluogo concorre anche l’altra faccia della medaglia, ossia la candidatura forte del centrodestra, sulla quale anche qui non mancano discussioni e pronostici a tutto campo. E pochissime cose sono ad oggi certe; prima fra tutte la rivendicazione di quella che negli ultimi anni è diventata anche in città la maggior forza della coalizione del centrodestra, ossia Fratelli d’Italia. E parrebbe spettare proprio ai tricolori la designazione del candidato sindaco 2026. Il “borsino” del centrodestra vede in tal senso accreditate le personalità di spicco di Fd’I oggi impegnate in vari livelli istituzionali.
Chi vorrebbe in pista Carlo Maccari, oggi deputato e coordinatore regionale del partito, nonché già coordinatore provinciale della Casa delle libertà nei primi anni Duemila e già assessore regionale con record di consensi (senza dimenticarne i due mandati di sindaco guidizzolese). Altri puntano su Alessandro Beduschi, l’assessore regionale all’agricoltura e già sindaco di Borgo Virgilio. Ma da ultimo crescono le quotazioni della sua collega Barbara Mazzali, oggi assessore regionale al turismo, quantunque eletta nella circoscrizione di Brescia ed esponente di spicco dei Fd’I lombardi. L’eventuale ipotesi Nepote del centrosinistra non mancherebbe di potenziare le convergenze sul suo nome in vista di uno scontro “in rosa” per la corsa a via Roma.