I segreti delle vacanze da Montale a zia Zelinda

Mantova Nel pieno della stagione delle vacanze il cuore batte per le ultime partenze. Ma chi l’ha detto che devono o possono essere le ultime? Il Ferragosto non è più una barriera temporale. Parti quando vuoi e puoi. Ormai da anni. Chi va in Scozia, chi va al Forte, chi va alle Hawaii e chi a Baselga, ognuno va dove può, e dove gli pare, l’importante è che si riposi. Anche la mente e con la mente. L’errore più diffuso è stare in un posto e, appena arrivato in quel posto, avere l’ansia di andare in un altro posto. Una specie di “postite”, come quasi tutte le “ite” una patologia. Più che vacanza è un’eterna corsa alla vacanza, in cui si lavora di più che al lavoro. Pensi alla vacanza e scopri che è stato più bello immaginarla che farla. O, ancor meglio, ricordarla. Capita.

L’”allenatrice mentale” Patricia Fripp trova “sorprendente come le persone trascorrano più tempo a pianificare la loro prossima vacanza al posto del loro futuro”. Una soluzione ci sarebbe: pianificare il proprio futuro nuotando tra le onde o scalando una bella cima. A mente libera.

Anche se non accade nulla di negativo, anche se non perdi la valigia o il volo, anche se ti riservano come l’anno scorso il lettino in riva al mare pensi sempre che il futuro vacanziero doveva riservare qualcosa di più. Siamo degli insoddisfatti feriali. Accade, anche per le vacanze sognate, che pianificarle sia stato alla fine più eccitante che farle. Ci sta.

Non si sa chi l’abbia detto o scritto -o meglio non lo so io e non ho googolato- ma è bello e calza a pennello questo aforisma: “Una vacanza è come l’amore: attesa con piacere, vissuta con disagio, ricordata con nostalgia”. Anonimo, con tanta ragione.

Mia zia Zelinda, casalinga di campagna con capelli lunghi grigi sciolti e a volte a cipolla, nata ai primi del Novecento, senza essere scrittrice e poetessa, mi raccontava di quanto bello fosse andare a trovare i parenti a San Nicolò Po, lei che abitava a San Prospero di Suzzara. Praticamente da una riva all’altra. Era vacanza attraversare il grande fiume. Villeggiatura superando un fiume, percorrendo un ponte allora di barche con relativo fascino ondulante.

Per Eugenio Montale, poeta e scrittore del Novecento ermetico quanto basta, la vacanza poteva essere bella anche solo a sette chilometri da casa, l’importante era stupirsi ad ogni veduta e la predisposizione al cambiamento, alla vacanza interiore, appunto.

Mia bisnonna Margherita, anno di nascita 1885 mi raccontava che lei non aveva mai fatto vacanze, per forza per i poveri non c’erano, e che non sapeva cos’erano le ferie. E se ci penso non poteva che essere così: 15 anni nel 1900 le vacanze non erano nemmeno pensate come ipotesi concettuale. Ha attraversato tutto il Novecento, due guerre mondiali, e due dopo-guerra facendo la mamma, la moglie, la nonna e la contadina a tempo pieno. Poi, da vedova di un ferroviere, dotata di un libretto di 12 corse gratis all’anno ha scoperto i viaggi in treno e raggiungeva ottantenne i lieti borghi del lago Maggiore dove abitavano le sorelle. Ah Arona, Angera, Belgirate e Stresa. Vacanze senza età.

Anche Sergio Marchionne aveva un rapporto particolare con le ferie. Si capisce dal video che girava virale qualche tempo fa. Durante quella lezione del 2013 in Bocconi ricordò quando nel 2004, a due mesi dalla nomina di capo azienda, arrivò ad agosto negli uffici di Torino e non c’era nessuno. Chiese dove fossero e gli risposero: “Sono tutti in ferie, sa, è agosto” E lui commentò: “In ferie da cosa? Il gruppo perdeva cinque milioni di euro al giorno”. Certo una grande azienda può e deve pianificare razionalmente le ferie di dirigenti e funzionari soprattutto quando i tempi non sono così rosei.

Poi però ci sono quelli che …” ah io faccio un lavoro troppo importante, posso fare poche ferie, anzi quest’anno non posso nemmeno andarci”. Mah. Diceva Bertrand Russell: “Se fossi un medico prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro”. Tradotto: tutti siamo utili, nessuno è indispensabile.

Poi ci sono quelli che per scelta o necessità invece delle vacanze tradizionali, cioè i dieci o quindici giorni di fila, fanno i cosiddetti week end lunghi e cioè si prendono il venerdì e il lunedì e fanno 4 giorni, al posto del ristretto sabato-domenica, per 4 o 5 settimane. Alla fine dai 15 ai 20 giorni al netto delle code e degli intasamenti proprio nelle ore canoniche dell’esodo a cavallo del fine settimana. Va a fortuna.

Tempi di vacanza e misteri del trasferimento. Ci sono autostrade e tratti di statali che risultano intasati e proibitivi dal giovedì sera al lunedì notte, tipo l’Adriatica, la statale della val di Fiemme e Fassa, la statale Alemagna, il passante di Mestre, l’imbuto di Calenzano, l’incrocio di Imola le autostrade liguri tutte, con code e rallentamenti che hanno superato anche i 20 chilometri. In queste condizioni è davvero meglio sognarle che farle, le vacanze. Almeno non devi stare in coda e puoi volare con la fantasia.