MANTOVA Dalla “casa di carta” alla “burletta”. L’avvocato Tullio Padovani non ci è mai andato leggero con la pubblica accusa del processo per le omesse bonifiche del Sin di Mantova e ieri per i 40 minuti in cui ha parlato non poteva essere che lapidario. L’arringa di Padovani, difesa di Edison all’udienza preliminare in corso davanti al gup Beatrice Bergamasco, non è stata l’unica pronunciata ieri, giornata dedicata per intero proprio alle arringhe dei difensori, ma è paradigmatica riguardo a quanto sostenuto dal collegio delle difese, che hanno parlato fino alle 18 e che proseguiranno nelle loro arringhe il prossimo 25 marzo. «Secondo lei perché il Ministero dell’Ambiente non si è costituito parte civile a questo processo?» chiede e si chiede Padovani che si dà risposta a questa domanda in cui c’è il nocciolo della questione che lo ha portato a definire questo processo una “burletta”. «Perché ciò che viene considerato omesso dalla Procura di Mantova, ovvero la bonifica della varie zone indicate del Sin (Sito di Interesse Nazionale – Laghi di Mantova, ndr) è tutt’ora in corso. Questo processo – prosegue Padovani, non dovrebbe neanche arrivare in aula, l’udienza preliminare dovrebbe terminare con l’archiviazione di tutti gli imputati, ma non sarà così: il processo si farà e terminerà quando termineranno gli interventi di bonifica». Insomma una “burletta”, come l’ha definita lo stesso avvocato Padovani, che però costa a Edison Spa un processo che lo stesso legale aveva definito al termine dell’udienza preliminare dello scorso 11 febbraio come una “casa di carta”. Una casa di carta di 43 piani e una ventina di inquilini; tanti sono infatti i capi d’imputazione che la procura di Mantova contestata ai 19 imputati tra persone fisiche e società per cui chiede il rinvio a giudizio dei i dirigenti e manager di Edison, Versalis e Syndial. E una “casa di carta” di cui la stessa procura ha fornito una planimetria più che precisa, sulla quale ieri le difese hanno cercato di trovare tutte le crepe possibili. Come continueranno a fare anche il prossimo 25 marzo, chiedendo l’archiviazione per tutti e tutto di un processo che «comunque si farà» come l’avvocato Padovani ha pronosticato ieri e auspicato alla prima udienza quando a domanda diretta su cosa pensasse di questo processo aveva risposto: «ce ne fossero». Resta da capire se vale di più un processo o una burletta.