MANTOVA Una vicenda annosa risalente all’aprile del 2011 e che vedeva sul banco degli imputati Agostino e Gabriele Monchini, rispettivamente padre e figlio residenti a Bozzolo di 80 e 47 anni. I due erano accusati in solido di non aver ottemperato all’ordinanza del Comune di Bozzolo che obbligava la rimozione di rifiuti pericolosi presenti nel cantiere di via Giuseppina e nella lottizzazione Alba. In sostanza erano accusati di non aver raccolto o comunque depositato vari cumuli di materiale composito classificabile come rifiuto pericoloso, in quanto contenente fibre di amianto. Le accuse mosse nei loro confronti però non si riducevano solamente a queste. I due imputati, in concorso tra loro, avrebbero infatti esposto i lavoratori dell’azienda alle polveri di amianto. Stando a quanto contestato dagli inquirenti nei processi lavorativi dell’azienda l’amianto veniva liberato nell’aria, il materiale che lo conteneva non veniva stoccato o comunque raccolto in appositi imballaggi chiusi e infine non si procedeva a raccogliere i rifiuti contenenti amianto dal luogo di lavoro. Il cumulo era stato così sottoposto a sequestro da parte della Polizia Stradale di Verona ed affidato in custodia ad Agostino Monchini che inosservante al divieto aveva invece violato i sigilli. Ieri mattina l’epilogo giudiziario della vicenda. Al termine della fase dibattimentale il giudice Enzo Rosina ha condannato entrambi a dieci mesi di reclusione e 9mila euro di multa ciascuno. In favore del Comune di Bozzolo, a processo quale parte civile, è stata altresì riconosciuta una provvisionale da 10mila euro. Padre e figlio avranno ora due mesi di tempo per bonificare l’intera area.