BRESCIA Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Ci sono volute poco più di due ore ai giudici della Corte d’Appello di Brescia per mettere la pietra tombale sul processo Montedison. Oggi poco dopo le 17 c’è stata la lettura della sentenza che chiude questa volta definitivamente un procedimento che tra indagini, udienze preliminari e processo dibattimentale fino alla Cassazione e ritorno è durato 20 anni. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni ma di fatto la sentenza di ieri ha confermato quelli che erano i timori delle parti civili, ovvero che l’amianto sarebbe infine sparito da questo processo. Ieri è successo qualcosa del genere, perché se non è sparita l’arma è sparito il reato. Dunque non è successo nulla in questi ultimi vent’anni? Non proprio: le parti civili private riconosciute nella sentenza di primo grado sono state tutte risarcite (nell’ordine di una decina di milioni complessivi). Non è invece andata così per gli enti pubblici che erano a loro volta nel processo: nessun risarcimento a Comune e Provincia di Mantova e a Regione Lombardia. Lo stesso per due associazioni di categoria e per Eni. Dichiarato il non doversi procedere ne confronti di Gianluigi Diaz perché nel frattempo è deceduto. Assoluzione perché il fatto non sussiste per Amleto Cirocco, Gaetano Fabbri, Gianni Paglia, Francesco Ziglioli, Giorgio Mazzanti, Pier Giorgio Gatti, Paolo Morrione e Andrea Mattiussi. Otto le vittime “superstiti” dei 73 ex operai Montedison inizialmente riconosciuti come persone offese. Sette di questi sono deceduti per mesotelioma mentre uno è morto per carcinoma. Per tutti il killer è stato l’amianto, che a differenza dei reati non è sparito, neanche dopo 20 anni.