MANTOVA La ‘ndrangheta è un fenomeno ormai più che radicato in Lombardia, ma per quel che riguarda le province di Mantova, Bergamo, Cremona e Lodi si tratta di “presenze non strutturate”. Questo quanto emerge dalla relazione semestrale al Parlamento della sezione operativa di brescia della Direzione Investigativa Antimafia. La relazione, riferita all’attività investigativa della Dia nel primo semestre 2018, è stata presentata ieri a nel palazzo di Giustizia di Brescia. Il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso ha parlato di quel che riguarda il territorio di competenza del suo distretto. Riguardo a Mantova Dell’Osso ha citato le motivazioni della sentenza del processo Pesci, depositate lo scorso 3 febbraio, nel quale sono stati condannati per associazione di tipo mafioso 5 affiliati della cosca cutrese Grande Aracri. Motivazioni che “chiariscono il modus operandi della struttura mafiosa stanziata nella Lombardia orientale. Nella provincia di Mantova, sempre secondo la ricostruzione del giudice di primo grado, da tempo si sono create le condizioni di un humus socio-economico straordinariamente favorevole all’infiltrazione ‘ndranghetista soprattutto nel campo delle attività legate all’edilizia”. Nella relazione viene poi citata anche l’operazione Free Fuel della Dda bresciana a proposito delle infiltrazioni di organizzazioni camorristiche in Lombardia. Un’operazione che nel gennaio 2018 aveva portato a sette arresti, tra i quali due brokers mantovani, che mantenevano stretti contatti con una società della provincia di Napoli operante nella commercializzazione dei prodotti petroliferi. In questa relazione viene infine sottolineata con particolare evidenza anche la presenza sempre più consistente di organizzazioni criminali straniere in stretto contatto di collaborazione con quelle italiane.