MANTOVA – Condannata a un anno e tre mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione della pena, oltre a 4mila euro di risarcimento danni in favore della persona offesa. Questo quanto deciso ieri dal giudice Raffaella Bizzarro nei confronti di una cinquantenne infermiera mantovana finita a suo tempo a processo, secondo l’iniziale capo d’accusa, per le ipotesi di stalking, lesioni e accesso abusivo a sistema informatico. Segnatamente gli addebiti a lei afferiti risalivano al biennio 2019-2020 quando, dopo aver scoperto la nuova relazione sentimentale intrapresa dall’ex marito con un’altra, avrebbe preso ad importunare a vario titolo la “rivale”. Una vicenda, a seguito di denuncia-querela, poi presa in carico dalla procura distrettuale di Brescia, stante la competenza per materia dell’ultima contestazione. Stando infatti al novero delle contestazioni l’imputata, così come sostenuto in avvio d’istruttoria dalla stessa persona offesa – costituitasi parte civile con l’avvocato Roberta Ramelli – oltre a rendersi responsabile di atti persecutori, quali pedinamenti e, soprattutto, messaggi o telefonate dal tenore denigratorio e offensivo, sarebbe pure stata autrice di un accesso informatico abusivo. In questo caso, approfittando del proprio ruolo lavorativo, sarebbe entrata in possesso, accedendo telematicamente alla cartella sanitaria, di informazioni sensibili relative al figlio della parte lesa. Una volta violata la privacy avrebbe quindi inoltrato all’altra un sms in cui consigliava di pensare alla salute del figlio anziché rubare i mariti altrui. In un caso inoltre, durante un incontro, avrebbe aggredito l’altra spintonandola e graffiandola. Una ricostruzione inquirente ricusata su tutta la linea dall’imputata – difesa dall’avvocato Maria Grazia Galeotti. «L’avevo conosciuta nel 2019 perché frequentavamo lo stesso corso di ballo – aveva sostenuto in aula – ma anche a fronte della scoperta del rapporto extraconiugale con mio marito non l’ho mai perseguitata. Gli accesi al portale sanitario dei pazienti – aveva ribattuto – li avevo fatti solo per vedere se nel frattempo avesse cambiato residenza. Ma alla fine ero stata io a essere da lei graffiata in volto durante un confronto».






































