SUZZARA Un delitto di estrema efferatezza quello di Francesco Capuano, il 79enne freddato lunedì scorso a Suzzara. Dall’autopsia eseguita l’altro ieri emergono particolari agghiaccianti: il killer avrebbe sparato un intero caricatore usando un silenziatore. Colpi in rapida successione, tutti alla tempia sinistra, esplosi a bruciapelo con estrema freddezza. Un’esecuzione vera e propria che richiama alla mente rituali tipici della criminalità organizzata, e che sembra una sorta di firma da parte di un sicario. Proseguono frattanto le indagini dei carabinieri che stanno scavando nel passato della vittima alla ricerca di un movente.
Un intero caricatore sparato nella testa di Francesco Capuano, il tutto con un’arma dotata di silenziatore: emergono dettagli durissimi e inquietanti dall’autopsia del 79enne assassinato a Suzzara nella mattinata dell’Antivigilia di Natale. Dettagli che aprono, quasi spalancano l’ipotesi – già peraltro presa in considerazione dagli inquirenti – di una esecuzione vera e propria per un regolamento di conti su questioni ancora ignote.
L’autopsia è stata condotta dal medico Nicola Pigaiani dell’Istituto di Medicina Legale di Verona e ha confermato quanto era già emerso, in parte, dalla tac cui era stata sottoposta la salma del pensionato: non uno, non due e nemmeno tre colpi ma un intero caricatore sparato a bruciapelo alla tempia sinistra del 79enne. Uno dei proiettili, uscito, è stato poi recuperato all’interno della Fiat Panda mentre gli altri sono stati repertati in corso di autopsia e inviati ai Ris di Parma per ulteriori accertamenti. Chiaramente su altri dettagli permane, come comprensibile, il silenzio da parte degli inquirenti ma è altrettanto chiaro che le risultanze dell’autopsia confermerebbero quanto era già stato ipotizzato nell’immediatezza del delitto. Chi ha colpito ha agito per uccidere il 79enne, ha atteso il momento buono per entrare in azione e, dato che ha sfruttato la momentanea assenza della figlia, ritornata in appartamento per riprendere alcune cose che aveva dimenticato, non è difficile nemmeno pensare che il killer possa avere fatto più appostamenti anche nei giorni precedenti, cercando di capire quale fosse il momento migliore per entrare in azione. Il box in cui Francesco Capuano era completamente invisibile per chi transitasse in via Biolcheria davanti al Condominio dove il Capuano viveva. Si trattava solo di individuare il momento in cui Francesco Capuano si sarebbe trovato solo. Questo è avvenuto, per appena 15 minuti, alle 9 di mattina del 23 dicembre.
Dal buio il killer è emerso come un fantasma, ha aperto lo sportello dell’auto e ha fatto fuoco con determinazione e spietatezza.
La firma del killer
I colpi di pistola che hanno ucciso il pensionato 79enne Francesco Capuano sono stati sparati, a brevissima distanza, praticamente a bruciapelo, tutti alla tempia sinistra. Questo, come abbiamo accennato, è quanto è emerso dall’autopsia effettuata dal dottor Nicola Pigaiani dell’istituto di medicina legale di Verona. Pigaiani, peraltro, aveva collaborato come consulente tecnico dell’allora sostituto procuratore di Mantova (oggi procuratore capo) Giulio Tamburini che era pubblico ministero nel processo per l’omicidio della 72enne di Malavicina Anna Turina. Delitto che, lo ricordiamo, era avvenuto il 9 dicembre 2021 e per il quale era stato condannato all’ergastolo, condanna confermata in tutti i gradi, l’ultimo in Cassazione lo scorso ottobre, il genero Enrico Zenatti.
Si spera che, oggi come allora, gli accertamenti possano aiutare a fare luce su un delitto che resta comunque oscuro, anche se non soprattutto per il movente che ha portato a un delitto così efferato nei confronti di un anziano che non aveva alcuna zona d’ombra nella sua vita. Di certo è solo la precisione dei colpi portati a segno: un solo foro d’entrata per un intero caricatore, ovvero qualcosa che assomiglia a una sinistra “firma” da parte dell’assassino