HINTERLAND – «Sequestro di persona, estorsione, lesioni gravissime e tortura». Sono le accuse, agghiaccianti, da cui dovranno difendersi davanti al gip i quattro marocchini pregiudicati senza fissa dimora – B.K., classe 2001, S.K., classe ’95, A.G. classe ’88 e M.E.Q., classe ’88 – rei di aver inflitto per due giorni pene atroci e disumane ad un connazionale tenuto segregato in un nascondiglio dell’hinterland. Una vicenda che la Procura di Verona qualifica come un vero e proprio sequestro a scopo di estorsione. A condurre nel più stretto riservo l’inchiesta è stata la pm Maria Federica Ormanni che nelle ultime ore ha coordinato le perquisizioni eseguite dai carabinieri di Nogara. Il blitz dei militari dell’Arma è scattato lunedì, sfociando negli arresti dei quattro pusher che stando a quanto emerso “sconfinavano” anche nel Mantovano. I membri della gang si trovano ora rinchiusi nel carcere di Montorio per reati gravissimi e, codice alla mano, rischiano il carcere a vita. Già interrogati nel penitenziario scaligero, assistiti dai rispettivi avvocati, gli atti dell’inchiesta sono ora in mano alla Distrettuale Antimafia di Venezia. Nascosti nel covo nogarese dove i sequestratori tenevano reclusa la vittima, i carabinieri hanno rinvenuto quegli che gli inquirenti ritengono evidenti strumenti di tortura: una mazza pieghevole della lunghezza di 62 centimetri, un cavo elettrico lungo una decina di metri, una cesoia di 12 centimetri. Di Matteo Vincenzi