ASOLA Bagnato con secchiate d’acqua e girato più volte su se stesso», forse nel tentativo di farlo riprendere ed evitare il peggio. Questo sarebbe accaduto al muratore 58enne Abdulla Bisku negli istanti subito successivi l’infortunio sul lavoro che, lo scorso 16 aprile, gli è costato la vita in un cantiere edile in via Nazario Sauro.
Ad assistere a quelli che sarebbero stati gli ultimi attimi dell’artigiano, sarebbe stata una donna residente poco distante che, sentito all’improvviso il frastuono provocato dal collasso del balcone su cui Bisku stava lavorando, sarebbe corsa in strada per capire cosa fosse accaduto. Secondo la testimonianza della vicina, resa di fronte agli inquirenti, il titolare dell’impresa per cui Bisku lavorava – la Edilcasa di Canneto sull’Oglio – e un collega di quest’ultimo, subito dopo l’infortunio, avrebbero provato a far riprendere l’artigiano gettandogli addosso acqua con dei secchi e girandolo su se stesso più di una volta. L’allarme ai sanitari, sempre secondo quanto emerge dalle indagini in corso, sarebbe stato dato invece 20-25 minuti dopo la caduta dal ballatoio.
C’è di più. Dopo il decesso la famiglia ha riferito agli inquirenti come il 58enne artigiano fosse preoccupato per la sicurezza in cantiere: qualche settimana prima dell’infortunio mortale, come riferito da Bisku ai familiari, una tramezza sarebbe anche collassata su se stessa. «L’episodio non ha visto nessun ferito solo perché si è verificato fuori dall’orario di lavoro», afferma in merito Daniele Iarussi, il legale del Foro di Mantova cui la famiglia di Bisku si è affidata, giuslavorista che ha svolto attività di ricerca scientifica all’Università di Bologna con particolare focus sugli infortuni sul lavoro, oltre che Of Counsel nello studio legale internazionale Ascheri-Nelson con sede a Londra.
Secondo i familiari di Biksu, inoltre, nessuna formazione in materia di sicurezza sarebbe mai stata impartita al lavoratore. Sempre i congiunti affermano, come sarebbe stato loro riferito dalla vittima nei giorni precedenti l’evento, che non sarebbe stata svolta alcuna verifica sulla sufficiente resistenza del ballatoio. Tra l’altro emerge anche come gli indagati siano due (per i quali la Procura non ha ancora chiesto il rinvio a giudizio). Oltre al titolare dell’impresa edile, nel registro degli indagati è stato iscritto anche anche il direttore dei lavori. Per entrambi le ipotesi di reato sono omicidio colposo oltre alla violazione degli articoli 91 e 92 del Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per il direttore lavori (entrambi riguardano la redazione del piano di sicurezza) mentre l’articolo 148 Testo unico per il rappresentante legale della società. Si aggiunga che, sempre nel corso delle indagini, è emerso come il piano di sicurezza del cantiere di via Sauro sarebbe in realtà stato riferito ad un altro cantiere. Dalla relazione tecnica del medico legale Giovanna Del Balzo, emerge infine come nel momento dell’infortunio l’artigiano fosse in salute e non avesse assunto né farmaci, né stupefacenti né alcol. Dalle osservazioni del consulente tecnico nominato dalla famiglia in sede di autopsia non è possibile escludere che Bisku abbia presentato un minimo periodo lucido prima del decesso.
«Ci auguriamo che – sono le parole dell’avvocato Iarussi – possa esser fatta piena luce sulle responsabilità penali e civili, così che i familiari, già privati del loro affetto più caro, possano almeno percepire l’irrinunciabile senso di giustizia e godere del giusto ristoro economico».