CASTEL D’ARIO Tutti con le dita incrociate nella speranza che già nei prossimi giorni possa materializzarsi un donatore compatibile di midollo osseo. La storia, quella che abbiamo raccontato dalle pagine della Voce di Mantova lo scorso 17 agosto, è quella di Irene Marchiella , la mamma 34enne che ad inizio giugno aveva scoperto, quasi casualmente, di aver contratto un particolare tumore del sangue: la leucemia linfoblastica acuta Ph +, che si può guarire solo con un trapianto di midollo osseo. Ebbene, nell’ultima settimana i centralini di Abeo, Avis e Admor sono stati subissati di richieste da parte di persone resesi disponibili a donare il midollo per aiutare Irene.
«Purtroppo – spiega il presidente provinciale dell’Abeo Vanni Corghi – molti hanno dimenticato, oppure non sanno, che i donatori potenziali devono rispondere a caratteristiche precise: godere di ottima salute, pesare meno di 50 chili e avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, anche se la disponibilità del donatore rimane valida fino ai 55 anni. Su appuntamento si farà un colloquio medico e quindi un semplice prelievo per essere tipizzato: i dati verranno così inseriti nel Registro italiano donatori di midollo osseo, in rete con i registri internazionali per valutare la compatibilità con i pazienti». Uno scoglio, nello specifico caso di Irene, è che trattandosi di una forma di leucemia così rara solo una persona su centomila è compatibile. Nel frattempo Irene si è trasferita insieme alla piccola Ambra e al compagno Mauro Nuvolari da Castel d’Ario a Gazzo Veronese, il suo Comune d’origine dove risiedono mamma Grazia e papà Rino . Ad accompagnarla in questo percorso di speranza è il centro specializzato di ematologia di Borgo Roma (Vr), sotto l’egida del dott. Massimiliano Bonifacio . Una storia che racchiude tante storie: prima di tutto c’è Irene, la sua malattia rara, le sedute di radio e chemioterapia, i day hospital a cadenza quindicinale per monitorare i valori e l’attesa speranzosa del trapianto di midollo osseo. Poi ci sono i genitori e la sorella Silvia, il marito e la figlioletta di neanche sei mesi: tutti impegnati a lottare insieme a lei, senza arretrare di un centimetro. Infine c’è la rete di solidarietà, spontanea e commovente, con davvero tantissime persone che si sono fatte avanti per sposare la causa di Irene, che nel frattempo è diventata testimonial Abeo. «L’importante era smuovere la coscienza collettiva, aumentare il numero di donatori per dare una mano sì a Irene, ma anche a tutti coloro, bambini e adulti, che hanno bisogno di un trapianto», insiste Mauro, il compagno di Irene. «È presto per dare dei numeri precisi, ma sappiamo che in tutte le regioni oggi ci sono state centinaia di richieste». L’ultima, di qualche giorno fa, è arrivata dalla Calabria. La vicenda di questa ragazza aiuta tutti noi a capire quanto sia fondamentale cambiare rotta. Irene, pur vivendo un’esperienza difficile, non ha mai smesso di sorridere. Non meno importanti sono gli incoraggiamenti di chi ci è già passato, come un ragazzo di Villafranca, coetaneo di Irene, che ha voluto scriverle una lettera col cuore in mano. È toccato anche a me, ma nel 2017, dopo essermi sottoposto al trapianto, tutto si è risolto. Sono certo che tutto andrà per il meglio, ma tu non smettere di lottare!». Chi fosse interessato a sposare questa importante causa può contattare l’Abeo di Mantova (0376/201856 o 335.5704004), l’Avis di Castel d’Ario (392.2911828) o, se si risiede in Veneto, l’Admor di Verona al numero 045/8309585.
Matteo Vincenzi