MANTOVA Passavano presidenti, dirigenti, allenatori, giocatori… e lui c’era. Il dottor Enrico Ballardini ha materiale da vendere per scrivere un bel libro su cos’è stato il Mantova negli ultimi 35 anni. La sua bellissima favola con l’Acm si è conclusa in questi giorni, non certo nella maniera in cui sperava. «È così – ammette – . Amarezza? Diciamo che nelle nuove famiglie, quando la mamma si risposa, il nuovo papà può non essere gradito ai figli. E i figli possono non gradire lui». Una metafora per far capire che il rapporto con il nuovo direttore sportivo Leandro Rinaudo non è decollato. «Ringrazio tutti – guarda avanti il “doc” – . Sono stati anni bellissimi. Pieni di amore, passione e partecipazione. Ho visto di tutto e di più, ho vissuto in prima linea ogni vittoria e ogni sconfitta, le gioie più indescrivibili e le delusioni più cocenti». Ballardini c’era quando il Mantova, partendo dalla C2, è tornato in B dopo 32 anni di attesa, e poi quasi in Serie A. «Anni meravigliosi – ricorda – . Giocatori che mi sono rimasti nel cuore. Ma, se devo indicare il momento più bello, scelgo la promozione in B dell’anno scorso. Un gruppo di ragazzi così in gamba, così unito e così bello non l’avevo mai visto». «Ho ricevuto centinaia di messaggi e telefonate di persone che volevano manifestarmi il loro affetto – conclude il dottore – . Anche gente che non mi aspettavo. Tutto questo mi ha commosso. Evidentemente qualcosa di buono ho lasciato». Di sicuro, un posto nella storia del Mantova non glielo leva nessuno.







































