MANTOVA «La prima vittoria? Ci manca, eccome se ci manca. Speriamo che domenica col Piacenza sia la volta buona». Pensieri e parole di Lorenzo Bertini, una delle rivelazioni di questo nuovo Mantova ancora a secco di successi. Romagnolo di Faenza, 20 anni, esterno offensivo, Lorenzo è stato uno dei baluardi del Verona vincitore dello scorso campionato di Primavera 2. Con lui parliamo del momento della squadra e dei suoi primi mesi in biancorosso.
Lorenzo, tempi maturi per il primo successo?
«Speriamo. Ci servirebbe per il morale, per la classifica… per tante cose».
Finora ci siete andati solo vicini…
«Ci è mancata un po’ di cattiveria. Dovevamo crederci un po’ di più. È un peccato perchè il Mantova, secondo me, sta giocando molto bene».
Vi pesa questa situazione?
«Sì, ma non dobbiamo pensarci. Domenica giocheremo in casa: questo è uno stimolo in più che dobbiamo sfruttare».
Finora pochi tifosi allo stadio…
«Certo ci piacerebbe averne qualcuno in più. Però vi assicuro che quelli che vengono si fanno sentire».
Quante volte hai ripensato alla traversa che hai colpito contro l’Albinoleffe?
«Eh, l’ho centrata proprio in pieno! Il rammarico è tanto, ma ormai c’è poco da fare. Voltiamo pagina».
Secondo te, il Piacenza può risentire del recupero infrasettimanale?
«È un elemento che ci potrebbe avvantaggiare, però non dobbiamo far leva su questo. Piuttosto guardiamo a noi stessi e pensiamo a giocarci al meglio le nostre carte».
Tu al Piacenza hai già segnato…
«Sì, in Coppa Italia. La considero la mia partita migliore, finora. Peccato per l’eliminazione, non la meritavamo».
Come ti stai trovando al Mantova?
«Sono molto contento. Vengo impiegato con continuità e questo mi consente di crescere e migliorarmi».
Il salto dal calcio giovanile a quello “dei grandi” non è sempre facile…
«Io mi sono ambientato subito bene. Anche grazie ai miei compagni di squadra, specialmente quelli più esperti come capitan Guccione».
E con mister Lauro come ti trovi?
«Molto bene. Alterna bastone e carota, com’è giusto che sia».
Quali sono le tue qualità e dove puoi ancora crescere?
«Penso di essere dotato in tecnica e velocità. Devo migliorare sul piano del gioco, in generale».
Chi ti ha trasmesso la passione per il calcio?
«Mio papà Massimo, che ha giocato fino all’Eccellenza. Ho iniziato nel settore giovanile del Cesena, poi mi ha chiamato l’Atalanta. Avevo 16 anni, quelle due stagioni e mezzo a Bergamo mi hanno fatto crescere in tutti i sensi. Poi è arrivata la chiamata di Margiotta al Verona».
Tuo papà ti segue ancora?
«Certo. Ogni tanto mi dà pure dei consigli, magari quando commetto qualche errore in campo… E io lo ascolto».
Altre passioni, al di fuori del calcio?
«Il tennis, grazie a mamma Vania. Il mio idolo è Roger Federer, un mito assoluto in campo e fuori. Vorrei assistere a un suo match dal vivo, prima o poi lo farò».
Prima, però, c’è da condurre il Mantova alla salvezza…
«Naturalmente. Questa è una grande occasione per me. So che devo sfruttarla al meglio».