MANTOVA Dopo un inizio di stagione traballante, in linea con le prestazioni negative della squadra, Alberto De Francesco è via via diventato uno dei punti fermi del Mantova. Nonchè il capocannoniere della squadra in campionato (4 gol, come Guccione). Ma per lui è impossibile scindere il piano personale da quello collettivo. «La squadra viene prima di tutto – sottolinea – . Per questo, se mi chiedete un bilancio del mio girone d’andata, rispondo che non mi ritengo soddisfatto».
Però 4 gol per un centrocampista non sono pochi…
«Sì, sul piano realizzativo ho già fatto meglio delle mie annate precedenti. Però bisogna migliorare: vale per me come per tutti i miei compagni. Solo i progressi di ciascuno di noi consentiranno alla squadra di alzare l’asticella».
Come giudichi il girone d’andata del Mantova?
«Siamo cresciuti tanto nel corso dell’anno e l’abbiamo dimostrato con prestazioni e risultati importanti. Però ci manca qualcosa».
Nello specifico?
«Quelle 2-3 vittorie consecutive che ci permettano di lasciare la zona play out. Se siamo confinati lì, un motivo c’è. Dobbiamo lavorarci, insistere come stiamo facendo. Siamo molto motivati: nel girone di ritorno vogliamo disputare un altro tipo di campionato. E sono sicuro che ce la faremo».
C’è più rammarico per i punti persi negli scontri diretti o soddisfazione per le imprese con qualche big?
«Sicuramente rammarico per qualche scontro diretto perso in casa. Non abbiamo avuto la maturità per capire quanto fossero importanti quei punti».
Quindi prevalgono i rimpianti?
«Non li definirei rimpianti. Quelli li hai quando scendi in campo e non dai il massimo. Noi il massimo ce l’abbiamo sempre messo, però siamo incappati in qualche ingenuità o lettura sbagliata che ci sono costate caro».
Questo è un Mantova rinnovato rispetto allo scorso anno. Le difficoltà nascono da qui o c’è dell’altro?
«Sicuramente quando cambi tanto, serve un po’ di tempo per ingranare. In ogni caso, io dico che ora siamo una squadra completamente diversa da quella di inizio anno: lo vedo in campo e negli allenamenti».
Allora cosa manca per il tanto invocato salto di qualità?
«Il calcio è complicato. Guardate l’Argentina nella finale mondiale: ha dominato 80 minuti per poi rischiare di perdere tutto. Il segreto è capire e interpretare al meglio le varie fasi della partita: quando c’è da essere sporchi e quando puliti, quando c’è da velocizzare o rallentare… È un processo di maturazione che dobbiamo ancora completare. Ma la strada è questa e la stiamo percorrendo».
Forse servirebbe essere più “ignoranti”?
«Sì e no. Prendiamo Arzignano: abbiamo giocato il secondo tempo da squadra “ignorante”, non disdegnando di buttare qualche pallone in tribuna. Ma così abbiamo rischiato di subire il pareggio… E allora dico che forse serviva maggior qualità. Ripeto: il calcio è materia complessa, per far risultato serve un giusto mix tra componenti e atteggiamenti diversi».
Venerdì chiuderete il 2022 col Sangiuliano…
«Dobbiamo dimostrare di aver imparato la lezione dell’andata. Non possiamo permetterci di sbagliare ancora: vogliamo i tre punti a tutti i costi. Poi ci sarà il tempo di staccare un paio di settimane, per riprendere nel 2023 con un altro piglio».