MANTOVA Una curiosa coincidenza accomuna Mantova e Albinoleffe, avversarie domenica in terra bergamasca in uno “spareggio salvezza” cruciale per entrambe. Riguarda gli allenatori, o meglio: la filosofia che ha dettato la scelta della guida tecnica. Una filosofia poi sconfessata in corsa, quando i risultati hanno fatto precipitare le squadre in classifica e si è avvertita la necessità di cambiare rotta. Da qui la scelta di abbandonare la strada precedente e imboccarne una nuova, anzi… antica.
Riavvolgiamo il nastro. La scorsa estate, dopo un campionato anonimo, l’Albinoleffe decide di ripartire da Giuseppe Biava, tecnico della Primavera e già in passato giocatore dei seriani. Biava è al debutto come allenatore di una prima squadra. Lo stesso fa il Mantova che, dopo un torneo a dir poco travagliato, scommette su Nicola Corrent, anche lui tecnico di una Primavera (del Verona) e anche lui alla prima esperienza coi grandi. Le due scommesse inizialmente non pagano: Biava ottiene la prima vittoria alla settima giornata, Corrent alla quarta dopo aver perso le prime tre gare. Poi entrambe le squadre ingranano, sia pur in maniera discontinua e senza mai dare l’impressione di una solidità acquisita. Il crollo arriva nelle prime 4 partite di febbraio: tre sconfitte a testa che inducono le rispettive dirigenze ad esonerare i mister. Curiosamente avviene per entrambe alla 28esima giornata, per mano delle vicentine: l’Albinoleffe rimedia un 5-1 ad Arzignano, il Mantova affonda 2-6 al Martelli col Lanerossi. Dunque, via Biava e via anche Corrent. Con essi viene ripudiata anche la “linea verde”: sia a Zanica che in viale Te si convincono che serva un altro profilo, dunque un tecnico navigato per il quale la C non ha segreti. Una “vecchia volpe”, insomma. E così l’Albinoleffe rispolvera il 64enne Claudio Foscarini, inattivo dal 2018 ma con alle spalle centinaia di panchine in B e due promozioni con Virescit e Cittadella. Non è da meno il Mantova, che chiama il 62enne Andrea Mandorlini, dal palmarès ancora più nobile di Foscarini: doppia promozione dalla C alla A col Verona, e poi Atalanta, Genoa, Siena eccetera eccetera. Ulteriore analogia: anche per lui l’ultima esperienza era stata a Padova. Ebbene, numeri alla mano, la svolta non paga: Foscarini parte con ben 5 sconfitte consecutive; Mandorlini si avvia con un pareggio e una vittoria, ma poi cade per tre volte di fila. Evidentemente il problema non era nel manico. Poi arriva l’ultimo turno e qualcosa comincia a girare: l’Albinoleffe sorprende tutti vincendo 4-1 a Busto Arsizio; il Mantova dà segni di risveglio agguantando un meritato 1-1 con la baby Juve. Domenica sarà la prova del nove: per continuare a sperare nella salvezza diretta, entrambe devono puntare solo alla vittoria. È l’unico modo per separare, almeno una volta, i rispettivi destini. O perlomeno provarci.