Mondiale Motocross – Il bilancio del presidente MCM Pavesi: “Ci abbiamo messo il cuore”

Cairoli con Pavesi
Cairoli con Pavesi

MANTOVA Dopo l’abbuffata a base di tre GP iridati nell’arco di due weekend più una gara infrasettimanale, il circus lascia il Migliaretto per spostarsi in Spagna dove domenica si correrà la 12esima prova iridata.
Giovanni Pavesi, patron del Motoclub Mantovano Tazio Nuvolari, cosa resta il giorno dopo?

«La grande soddisfazione per aver organizzato un appuntamento così importante, ma anche molta stanchezza. Abbiamo messo a disposizione l’esperienza e il lavoro dei nostri soci che hanno preparato la pista, circa 80 ufficiali di percorso, 5 ambulanze con 5 medici e il personale di soccorso più altre 40 persone dedicate alla sicurezza e alla sanificazione di tutti i servizi. Devo ringraziarli tutti, ci hanno messo il cuore».
Possibile uno scenario di altre 3 gare a Mantova nel 2021? «Non possiamo progettare il futuro perché non sappiamo come evolverà la situazione causata dall’emergenza sanitaria. Avevamo dei piani, ma non credo riusciremo a concretizzarli. Di certo l’organizzatore del Mondiale sa che da noi trova affidabilità, competenza e una squadra rodata e qualificata». Cos’avete di diverso rispetto agli altri?
«Ad esempio a Mantova una gara non è mai stata annullata causa forte pioggia. Anche in questi giorni abbiamo ricevuto attestati di stima; ci dicevano: “Qui a Mantova è un altro mondo”. Conosco personalmente e stimo per il loro impegno gli altri organizzatori italiani e da parte nostra mettiamo a disposizione l’esperienza di 40 anni di gare, aggiunta ad una pista sicura e compatta, in termini di dimensioni, che consente interventi molto rapidi. L’incidente di Jasikonis avvenuto durante il “Lombardia” ha permesso un soccorso velocissimo: in direzione gara hanno detto che questo “gli ha salvato la vita”. Lo prendo come un complimento, ma ogni anno organizziamo 10 manifestazioni e siamo allenati a gestire certe situazioni».
Come si resiste senza pubblico pagante? L’emergenza sanitaria ha consentito l’ingresso di sole 1000 persone al giorno. Un po’ pochine…
«Con grande fatica. Il nostro obbiettivo è coprire tutte le spese, senza creare sbilanci di gestione, dare una buona immagine alla nostra pista, ultimo ma non ultimo, contribuire a far lavorare e conoscere la nostra città».
Come giudica la formula di tre gare in nove giorni con due soli di riposo?
«Dipende dai punti di vista: non è conveniente per gli organizzatori, ma è ottimale per i piloti che ritrovano il loro metodo di allenamento. Di solito dopo le gare del weekend, il mercoledì si allenano simulando un vero GP con sessioni cronometrate, partenze e due manche; tre giorni dopo tornano in pista per i GP».
Sportivamente cos’hanno decretato queste tre gare?
«Un grande livellamento dei piloti con tre vincitori diversi nella classe regina. Per mescolare le carte avevamo proposto modifiche al tracciato per offrire un circuito totalmente diverso, ma i piloti si sentivano più sicuri senza le variazioni. Mi sarebbe piaciuto vedere Jeffrey Herlings, purtroppo infortunato: avrebbe dato un grande spettacolo perché è un pilota completo e ne avrebbe fatte vedere delle belle».
Infine, può vincere Antonio Cairoli il decimo titolo?
«Sì, ma deve stare attento ovviamente a Gajser. I GP di Spagna e Belgio saranno potenzialmente favorevoli per lui, ma poi c’è il GP del Trentino a Pietramurata e lì vedo bene Gajser. Insomma è tutto da decidere».

Lorenzo Montagner