MANTOVA Prima la concitata telefonata ai carabinieri, bruscamente interrotta, in cui una donna asseriva di essere appena stata percossa. Poi l’intervento sul posto indicato dei militari, che hanno trovato la denunciante piena di lividi al collo e al volto, mentre alcuni testimoni confermavano di aver visto in precedenza un uomo che la picchiava. Infine l’arresto dell’aggressore, un 23enne mantovano, marito della stessa vittima nonché personaggio già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di lesioni personali dolose aggravate.
L’episodio violento, occorso all’interno del centro commerciale “Il Castello” di Ferrara, risale alla giornata di giovedì scorso. Stando a quanto ricostruito dai militari dell’Arma, sulla base anche delle dichiarazione rese dalle tante persone presenti che hanno assistito alla scena, l’arrestato avrebbe preso improvvisamente ad aggredire la consorte, di qualche anno più giovane di lui, mentre la stessa si trovava nel camerino di un negozio di abbigliamento intenta a provare alcuni vestiti.
Calci e pugni all’indirizzo della consorte seguiti dalle grida di dolore della ragazza che non hanno mancato, inevitabilmente di richiamare l’attenzione degli altri clienti e del personale del negozio. Una volta scattate le manette ai polsi l’uomo è stato messo ai domiciliari per poi presentarsi il giorno dopo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Ferrara, per l’udienza di convalida del proprio arresto e il conseguente procedimento per direttissima instaurato a proprio carico. Il magistrato ha quindi convalidato la misura pre cautelare, imponendo all’imputato il divieto di avvicinamento alla coniuge, e rinviando l’udienza dibattimentale al prossimo 22 novembre, stante la richiesta dei termini a difesa.
La donna, invece, una ventenne sposatasi da poco tempo con il 23enne, dopo aver indicato a fatica il marito quale responsabile delle percosse subite (con molta probabilità per paura di possibili ripercussioni da parte del compagno), è stata medicata per le ferite riportate all’ospedale ferrarese di Cona e quindi dimessa con una prognosi di ventuno giorni.