MANTOVA Buona la notizia ai fedeli di Lunetta che le messe nella parrocchiale continueranno anche in inverno, malgrado le prime voci di trasferimento delle funzioni nella chiesa di Frassino. Meno bella invece quella della chiusura del chiosco “bianco”, ossia interdetto alla vendita di alcolici, dato dal Comune in carico all’Aspef. Qualche giorno fa il cartello “Siamo al capolinea” messo da chi lo aveva in gestione per conto della azienda speciale del Comune, che ieri sera in consiglio comunale ha licenziato piani industriali e bilanci previsionali della stessa, prendendo atto dello sviluppo della gestione.
«Sì, il chiosco chiude e vedremo come riaprirlo, tenendo presente che quando lo abbiamo creato nel 2018 come chiosco bar, affidandone la gestione all’Aspef, che già aveva in carico il vicino centro di aggregazione giovanile, tenevamo fermo il presupposto di svolgere una funzione sociale per le famiglie del quartiere, per i compleanni dei bimbi, per i vari mercatini e le feste del quartiere. Da qui il proposito di farne un bar “bianco”, senza vendita di alcolici» commenta l’assessore ai servizi sociali Andrea Caprini, interrogato ieri sera in aula sia da Lidia Bertellini del gruppo misto che dall’ambientalista Gloria Costani.
Caprini ammette di non conoscere nel dettaglio lo svolgimento dei fatti, ma prende atto che qualcosa non ha funzionato. «Hanno messo un cartello “Siamo al capolinea”, ma non ne conosco le ragioni. Il nostro assessorato ha messo nel bilancio dell’Aspef 200mila euro proprio per il centro di aggregazione e per il chiosco, e questo so – aggiunge Caprini –. Posso capire che sia una situazione particolare, diversa da quella, sempre gestita dall’Aspef, che troviamo nel bar della Rsa “Isabella d’Este” e che si avvale della collaborazione con le Acli. Lì a Lunetta invece non c’è mai andata una professionista, proprio per via dell’impostazione del chiosco “bianco”».
Le cose, alla luce dei fatti, potrebbero cambiare. In merito si sono espressi sempre in aula anche il sindaco Mattia Palazzi e il presidente dell’Aspef Filippo Genovesi. Ma per dare alla futura gestione – strada che pure si ipotizza di intraprendere –, cambieranno anche le condizioni dell’assegnazione. Se si vuole che il chiosco possa essere anche autorizzato alla vendita di alcolici, la gestione andrà messa a gara, e cambieranno anche i costi in capo al gestore: sinora infatti molti di essi erano coperti dall’Aspef. «Ma allo stesso tempo – puntualizza l’assessore – non si può trascurare che quel chiosco non è nato per vendere alcolici, bensì solo solo per assolvere una funzione aggregativa e sociale, associata a quella del centro giovanile cento metri più in là».
L’impegno comunque per risolvere il nodo c’è: «Vedremo cosa non ha funzionato. A gennaio convocheremo un un tavolo e ci ragioneremo sopra» conclude Caprini.