Diecimila euro per 9 anni di atti persecutori

MANTOVA   A livello penale quei nove anni di stalking gli sono costati una condanna di sei mesi quando rischiava due anni, tra l’altro con la sospensione della pena. La parte più pesante della sentenza emessa ieri nei confronti di Alessandro Ferrari, un uomo residente nell’hinterland a processo per atti persecutori, è stata quella a favore della parte civile: 10mila euro di risarcimento secondo quanto stabilito ieri dal giudice Maria Silvia Siniscalchi. Una vicenda, quella di cui si è discusso arrivando a sentenza ieri in tribunale, iniziata nel lontano 2009, quando la donna, parte civile con l’avvocato Erika Pe z z o l i, al termine di un rapporto sentimentale con un altro uomo, aveva preso a frequentare l’imputato. Un amico, aveva precisato lei nel corso del dibattimento, con il quale non avrebbe avuto alcuna relazione. Forse da quell’amicizia era nato un malinteso che avrebbe portato l’imputato a fare delle avanches all’amica, che però le avrebbe sempre respinte. Ci sarebbero stati pedinamenti, telefonate, messaggi, in alcuni casi corredati da fotografie anche spinte; una lunga serie di episodi che sarebbero andati avanti per anni, un po’ perché la donna pensava che prima o poi l’altro se ne sarebbe fatta una ragione e avrebbe smesso di tormentarla, un po’per inerzia. Alla fine, dopo 9 anni, la donna denunciava l’amico per stalking, facendolo finire a processo. Ieri prima della discussione, l’imputato ha rilasciato una dichiarazione spontanea nela quale ha sostanzialmente respinto le accuse. Dal canto suo il difensore, l’avvocato Daniele Lurani ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato sostenendo che non c’era alcuna prova che il suo cliente pedinasse né tempestasse di telefonate e messaggi la persona offesa. Per contro il Pm Luciana Sgotti ha chiesto la condanna di Ferrari a due anni di reclusione, mentre l’avvocato di parte civile associandosi alle richieste dell’accusa ha chiesto 10 mila euro di risarcimento e 3mila euro di provvisionale. Accolta dal giudice la richiesta risarcitoria, mentre l’entità della pena è stata ridotta considerevolmente.