MANTOVA Assolto perché il fatto non sussiste, e quindi pure di nuovo milionario. Questo in sostanza quanto deciso ieri dal giudice del tribunale di Verona, Sabrina Miceli, nei confronti di Ricardo G.T., il 43enne piastrellista brasiliano di Monzambano, balzato alle cronache nazionali circa una doppia vincita al Gratta e Vinci che gli aveva permesso, poco più di tre anni fa, di incassare in solo una ventina di giorni la ragguardevole somma complessiva di ben 2 milioni e 800mila euro. Una fortuna decisamente sfacciata costatagli però al contempo anche diversi guai. Come la denuncia per appropriazione indebita presentata a suo tempo da due suoi ormai ex amici e colleghi e sfociata nel processo penale in questione. Una vicenda che vede dunque il prologo nel gennaio del 2021 quando l’uomo, grattato un tagliando acquistato a Modena, scopre di essere stato baciato dalla dea bendata con 800mila euro, poi regolarmente incassasti. Un colpo gobbo quasi impossibile da replicare, per di più nel breve spazio di nemmeno un mese. Ma il 22 febbraio di quell’anno però, in barba a ogni tesi sul calcolo delle probabilità, l’artigiano fa il bis: in quel caso il “grattino” gli porta in doto addirittura 2 milioni di euro. Primo grana: le due vincite vengono dapprima congelate a fronte del sospetto che dietro tanta fortuna ci fosse qualcosa di irregolare. Invece al termine di tutti gli accertamenti del caso il verdetto parla chiaro: nessun trucco e nessun inganno. Tutto risolto? Nemmeno per sogno, perché puntuale arriva il secondo guaio. Il 43enne scopre infatti che la vincita da due milioni, quella occorsa grazie a un biglietto acquistato a Torri del Benaco, è stata bloccata a fronte dell’esposto presentato da due suoi amici di allora, un veronese e un bresciano, (entrambi parti civili con l’avvocato Barbara Sorgato) che sostengono di aver partecipato anche loro all’acquisto del tagliando vincente, salvo poi vedersi tagliati dalla divisione del maxi malloppo; pronta al contrario la replica del piastrellista che sostiene di aver comprato quel tagliando da solo e di non aver mai giocato in società. «Gioco da anni, ho il mio sistema e la mia strategia che non rivelerò. Quello che hanno detto sono tutte bugie, quel biglietto è mio». Questo quanto dichiarato in sede dibattimentale dall’imputato – rappresentato dall’avvocato Giovanni Chincarini – rispondendo alle domande del pubblico ministero Alberto Sergi che a suo carico aveva chiesto in requisitoria 3 anni di reclusione e 2mila euro di multa.