MANTOVA Come finirà la stagione del volley? Si fanno tante congetture, tutte legate alla necessità di tornare in campo nella massima sicurezza. Si parla di scadenze, ma nessuno sa cosa succederà e quale sarà il destino dei campionati interrotti bruscamente ormai più di un mese fa. Della situazione indecifrabile abbiamo parlato con il capitano del Gabbiano, Nicola Artoni. «Non ci sono grosse novità – dice – siamo fermi, in attesa che la società ci comunichi quando riprenderanno gli allenamenti. La nostra preparatrice Elena Giannotta ci ha fornito esercizi da fare singolarmente a casa senza la necessità di un’attrezzatura particolare. Aspettiamo che la Fipav ci comunichi qualcosa per sbloccare la situazione. E’ davvero complicato pensare ora di riuscire a finire la stagione, anche se me lo auguro con tutto il cuore. Ma il tempo gioca a sfavore. Attendiamo il 3 aprile, ovvero la data indicata dal governo, per vedere se le misure adottate avranno permesso di migliorare la situazione. Ma la pausa c’è stata e bisognerà rimettersi in moto per evitare anche il rischio infortuni. Gli impianti, inoltre, potrebbero essere un problema per chi utilizza quelli delle scuole. Insomma, ci sono tante incognite. Noi restiamo alla finestra, aspettando aggiornamenti dalla Fipav, con i nostri dirigenti che ci tengono informati. Tanti di noi lavorano e, in caso di ripresa, dovranno incastrare gli impegni programmati da tempo».
«Non possiamo che rammaricarci nel caso la stagione finisse così – aggiunge Artoni – sarebbe bello giocarcela fino alla fine. Si potrebbe riprendere a metà aprile al ritmo di due partite alla settimana, ma rimane il problema di chi lavora. Se andremo oltre la metà di aprile non avrebbe molto senso riprendere i campionati e rimarrebbe il problema delle classifiche. Una formula abbreviata dei playoff avrebbe senso per salvare il salvabile. Le squadre hanno esigenze diverse, ma potrebbe essere una soluzione. L’importante è che la Fipav decida in maniera chiara le scadenze. Naturalmente le priorità ora sono altre, però mi manca lo spogliatoio, il rapporto con i compagni e il lavoro in campo, l’adrenalina che cresce dal lunedì al sabato, fino alla partita».