MANTOVA Una provocazione destinata sicuramente a far discutere quella di un dirigente sportivo mantovano, che ha chiesto di rimanere rigorosamente anonimo: «Se ci tolgono il vincolo, allora ci sia il coraggio di levare anche le quote obbligatorie – spiega -, ci mancava pure questa in un’annata in cui il covid ci ha massacrato a livello di introiti da stadio e sponsor. Chi avrebbe più interesse a coltivare una filiera giovanile di livello? Nessuno, proprio nessuno».
«Parlano di parametri? Ma non scherziamo – prosegue -: a parte il fatto che per ora si è discusso di un premio che scatterebbe solo in caso di passaggio a società professionistica. Troppo poco. Parafrasando Gianni Morandi: uno su mille ce la fa. Come si può pensare di incentivare il lavoro dei settori giovanili, se chiunque può andarsene in base ad una cifra prefissata, che immagino non sia un granché, e solo se passa al professionismo? Oggi, se io sono bravo ad allevare un fenomeno, e lo cedo ad una società di quarta serie, o professionistica, per qualche decina di migliaia di euro, ho fatto il bene della mia società. Chi invece lavora meno bene, avrà meno introiti dal settore giovanile. Non conosco nessuno che si sia arricchito coi cartellini o coi prestiti, è un modo per mandare avanti una società che fa puro volontariato, o quasi».
«Per non parlare – dice il dirigente – della contribuzione per i collaboratori e i calciatori. Esborsi fuori di testa per le società a fronte di nessuna sicurezza un domani. Ora dicono che fino ai 10mila euro non sarà così, ma chi ce lo garantisce? Se vogliono farci chiudere lo dicano, almeno la sincerità».
Qualcuno argomenta che l’abolizione del vincolo sia ormai realtà in quasi tutta Europa: «Ma con ben altre politiche sull’attività fisica dei giovani, stiamo parlando del nulla. Qui si pretende che le società si facciano carico della formazione dei giovani, sopperendo ad una grave mancanza a livello scolastico, venendo private dall’altro lato delle necessarie risorse per garantire l’attività. Un controsenso: chi ha pensato queste norme non conosce nulla del mondo sportivo dilettantistico. Se la riforma resterà di questo tenore, il calcio dilettanti diventerà un cimitero di società. Tanti ragazzi verranno abbandonati a loro stessi: arriveremo al paradosso che ci saranno i praticanti, ma non le società di settore giovanile. E’ questo che si vuole? Avanti pure».