MANTOVA “E’ una situazione grottesca”.
Il presidente Edgardo Bianchi commenta con amarezza e stupore la somma tra il decreto Cura Italia ed una circolare Inail del 3 aprile, che sostanzialmente intesta la responsabilità civile e penale al datore di lavoro per ogni contagio dei dipendenti. Anche se il contagio è avvenuto fuori dall’azienda e dall’orario di lavoro. Nonostante l’altra sera il Governo abbia aperto alle posizioni di Confindustria, permane preoccupazione negli imprenditori in attesa di leggere il testo definitivo.
“Un accanimento contro le imprese che non ha precedenti. Nelle aziende stiamo applicando dei protocolli di sicurezza elevati, e non ho timore a dire che nella maggior parte dei casi sono luoghi sicuri. Ci stiamo impegnando al massimo per tutelare la salute nostra e dei nostri collaboratori. E’ però irricevibile la responsabilità per quanto avviene all’esterno, e quindi non è sotto il nostro controllo”. I dati dell’Inail sono la riprova della efficacia delle misure e della loro piena applicazione nelle imprese: gli eventi si registrano essenzialmente nel settore della sanità, mentre nei luoghi di lavoro non svolgente funzioni sanitarie, attivi nel periodo tra marzo e aprile 2020, le denunce sono pressoché inesistenti.
La proposta di Confindustria è quindi che il rispetto del Protocollo e delle altre misure di precauzione dettate dal Governo escluda ogni responsabilità del datore di lavoro. Una disposizione che esenti dagli obblighi di prevenzione in capo al datore di lavoro tutti i fattori esterni non introdotti in azienda dal datore di lavoro stesso per lo svolgimento dell’attività imprenditoriale e per i quali l’impresa non ha alcuna possibilità di controllo. “Mi sembra una proposta di buon senso, mi aspetto che venga ascoltata”. Come le altre proposte di Confindustria: “Partendo dallo standard di sicurezza individuato con i protocolli sottoscritti da Governo e sindacati, si dovrebbe invogliare ed incentivare le imprese ad adottare strumenti di tutela aggiuntivi, come il tracciamento dei contagi tramite tamponi e test sierologici. Molte aziende lo stanno facendo gravandosi dei costi, ma in questa situazione non tutte possono farsi carico di ulteriori spese, senza rischiare il default”.
La preoccupazione di Bianchi si estende dal singolo provvedimento ad una più generalizzata mentalità prevalente: “Mai come oggi avvertiamo un clima ostile alle aziende che non ci piace. I provvedimenti che stanno uscendo, mi riferisco anche ad esempio agli incentivi a pioggia, privilegiati rispetto ad un serio piano di investimenti strutturali, generano inquietudine non solo negli imprenditori italiani, ma anche in quanti vorrebbero investire nel nostro Paese, che in questo modo vengono scoraggiati”.