I numeri non mentono: alla data del 31 dicembre 2024 la fotografia della popolazione mantovana contava 50.007 cittadini residenti. Un dato che aveva riportato la città al di sopra di quota 50mila, come non avveniva ormai da quasi trent’anni. Innegabile è però che tale cifra sia dovuta in gran parte all’apporto straniero che, sempre a quella data, si quantificava in 8.806 immigrati, in maggioranza magrebini. Detto in percentuale essi rappresentano il 17,6% del totale, che peraltro da decennî ormai conta una quota di pensionati pressoché pari a quella della popolazione attiva. Ma un nuovo dato emerge in questi giorni, ed è quello relativo alle iscrizioni dei bimbi negli asili del capoluogo – quantomeno quelli di pertinenza comunale. Nei quattro nidi di piena gestione comunale (Chaplin, Soncini, Pan e Kelder) nel presente anno educativo, su un totale di 201 bimbi iscritti, ben 72 sono di nazionalità straniera, coprendo addirittura il 35,82 percentuale.
Addirittura, al nido “Peter Pan” di Lunetta, diversamente dagli altri tre asili in cui la percentuale di stranieri si aggira attorno al 30%, in questo di via Sarajevo la presenza straniera si esprime nella cifra record del 62,16%.
Sgombri da pregiudiziali di sorta, una conclusione è comunque lecito trarla: di questo passo, nel giro di pochissimi decennî la mantovanità “purosangue” è votata all’estinzione, o comunque a confinarsi in una quota esigua. Infatti, solo il 17,6% della popolazione complessiva produce quasi il 36% delle nuove nascite – né risulta che il trend sia suscettibile di inversione di rotta. Anzi…
Senza troppe calcolatrici alla mano, appare evidente che gli stranieri figliano almeno in quantità doppia rispetto ai mantovani. Un dato che comporta molti ripensamenti a livello gestionale, ma anche evidenti problemi di inclusione, cui non solo la prossima amministrazione, ma anche le successive saranno chiamate a fornire risposte idonee e pertinenti.







































