MANTOVA – Mantova Passi che le auto in sosta rischino di essere ammaccate dalla caduta dei rami, ma a rischiare sono anche i residenti e i passanti, soprattutto studenti che quotidianamente raggiungono la stazione passante degli autobus. Insomma, una situazione di concreto pericolo quella che viene lamentata da diversi cittadini residenti in viale Risorgimento che documentano con supporto di numerose immagini e filmati la frequente caduta di rami secchi dalle alberature che costeggiano gli edifici su entrambi i lati. E si parla di rami talvolta di notevoli dimensioni (uno di essi è misurato in quasi tre metri.
La messa in sicurezza degli alberi è stata una delle prime misure prese dall’amministrazione di Mattia Palazzi al suo primo mandato di sindaco nel 2015, a seguito di un evento tragico nel quartiere Due Pini. Ma non basta la rimozione pressoché totale dei pioppi, alberi caratterizzati da un apparato radicale insufficiente per le masse arboree che vanno a sviluppare, e che pertanto rappresentano un serio pericolo qualora sollecitati da forti perturbazioni atmosferiche. Ora, su richiesta degli stessi cittadini, si impone anche la messa in sicurezza di tutti gli altri alberi (circa 15mila in tutta la città).
Alcuni episodi denunciati anche nelle cronache parlano di scampati pericoli persino ai chioschi di piazza Virgiliana, per dirne uno. Ma a seguito di queste segnalazioni risponde il capo settore “verde” della Tea Tommaso Chiarini, che ha in appalto gli interventi manutentivi.
«Daremo presto corso a interventi di disseccamento, ossia la rimozione dei rami secchi sugli alberi, specie tigli, che abbiamo in città – spiega il dottor Chiarini –. È un’operazione che non può essere fatta in inverno, quando gli alberi sono in riposo vegetativo e defogliati, e quando cioè risulta molto difficile individuare i rami secchi. Tali operazioni vengono rimandate al periodo tardo-primaverile o estivo. Da anni infatti facciamo interventi di disseccamento estivo sugli alberi, che comunque assicuro che sono tutti monitorati. Siamo insomma a rincorrere, dopo le potature invernali, quelle estive».
Il problema, sempre a detta del tecnico Tea, si è amplificato negli ultimi due anni: «I cambiamenti climatici rendono necessario aumentare la frequenza delle potature estive, che sino a cinque anni fa si facevano ogni due o tre anni. Col caldo questi alberi sono in regressione fisiologica e producono stress alle chiome. Siamo comunque anche in rete con altri gruppi di gestione per raccogliere informazioni utili a fronteggiare tali eventi», conclude Chiarini.