MANTOVA Se la situazione all’esterno della stazione ferroviaria è drammatica per quelle attività che sono inghiottite dal cantiere del sottopasso, la situazione all’interno non è assolutamente più rosea. Stavolta sul banco degli imputati non salgono direttamente i lavori per il sottopasso, bensì il nuovo collegamento tra Mantova e Milano, che obbliga i passeggeri a salire sui pullman sostitutivi.
Ad accusare il colpo sono il bar della stazione e l’edicola, due attività impegnate da anni a dare alla struttura un’immagine e un profilo di eccellenza e funzionalità. “Ma adesso rischiamo di collassare” raccontano i titolari.
L’istituzione dei bus comporta il mancato transito dei passeggeri all’interno della stazione e la conseguente mancanza di visibilità ed una logica perdita economica. I due, Annalisa Ficarelli dell’edicola e Max Wu del bar, i conti li sanno a memoria. “Per il volume di affari della mia attività, la rivendita di giornali, il movimento sui treni da e per Milano rappresenta il 90 per cento del fatturato. Adesso, in questi, tre giorni, in stazione non passa nessuno. Io così non posso andare avanti e chi di dovere deve fare qualcosa”. Stessa sinfonia anche per quanto riguarda il bar che “con i passeggeri in partenza per Milano facciamo oltre la metà del fatturato giornaliero”.
Tre giorni infernali, che hanno fatto allarmare i titolari delle due attività preoccupati per il futuro.
“Questa situazione – spiega Wu – contribuisce a rendere ancora più complicata la gestione dell’attività che con la riduzione del passaggio mi costringe a lasciare a casa tre delle cinque persone per via dei costi”.
“Il lunedì faccio anche i biglietti Trenord – aggiunge Annalisa – e mi capita di arrivare a 1500 euro, lunedì scorso non sono arrivata a cento euro. Non parliamo di domenica, che non si è visto nessuno. Non possiamo andare avanti così”.
Il futuro per loro è a tinte grigio scure con il rischio che la stazione torni ad essere una cattedrale nel deserto priva dei servizi essenziale.
“Io credo che serva una presa di coscienza della situazione, perché la stazione è una porta d’accesso alla città e deve avere un minimo di decore. Per quanto mi riguarda ho cercato di rendere il bar un’attività dignitosa: ho tolto le slot machine, ho previsto il dehor, ma la situazione adesso si è fatta troppo pesante per pensare ad investimenti duraturi”.
Il pendolarismo, soprattutto quello su Milano dimostra una ricaduta importante per quanto concerne le attività all’interno della stazione.
“Viviamo di quello – chiude il discorso Annalisa Ficarelli -, rischiamo di ritrovarci nuovamente come durante il lockdown e un’altra parentesi di vita simile ci costringerebbe a chiudere. Qui non si è visto nessuno, nessuno ci ha dato spiegazioni e nessuno si è preoccupato delle nostre attività. L’amministrazione oltretutto ci ha piazzato un cantiere davanti, che non fa altro che allontanare le persone. A mio avviso le cose andavano fatte per gradi e con maggiore oculatezza. E poi sono convinta pure che i lavori alla ferrovia non necessariamente obbligano alla chiusura della linea. Second me treni e lavori posso coesistere. Mi auguro tanto che si possa assistere ad una revisione del programma”.