MANTOVA Accampando una scusa si erano presentati a casa di una loro coetanea, apparentemente per una semplice visita di cortesia; ma a conti fatti l’intento di un gruppetto di pregiudicati mantovani si è ben presto rivelato di tutt’altra natura. Mentre uno teneva occupata la donna, con convenevoli di circostanza, gli altri si erano infatti dati da fare, rovistando nelle varie stanze dell’appartamento alla ricerca di oggetti preziosi o denaro da arraffare. Un’azione fulminea messa a segno nel breve spazio di pochi istanti ma che alla fine, in ogni caso, non s’è rivelata sufficiente per garantire l’impunità ai malviventi. A finire infatti nei guai, per il reato di furto in abitazione e ricettazione, tre pluripregiudicati italiani – di cui un paio di origine nordafricana – tutti poco più che trentenni e residenti tra la città e l’hinterland. L’episodio predatorio a loro ascritto, occorso nella prima periferia del capoluogo, risale al 4 ottobre scorso. Vittima del raid ladresco una trentacinquenne residente in via Paolo Pozzo, quartiere di Lunetta, nonchè amica di uno della banda. Ed è stato proprio a causa di questa conoscenza che la donna non aveva avuto particolari remore a farli accomodare, fidandosi di loro. Un fatale errore pagato però a caro prezzo dalla padrona di casa alla fine riuscita a tornare in possesso solo di una parte della refurtiva. La 35enne infatti, dopo essersi congedata dai tre, si era quindi accorta a stretto giro di essere stata derubata. Nell’abitazione infatti dopo una breve ricerca erano risultati mancare all’appello un telefonino, una consolle Nintendo Switch del valore di circa 270 euro e 300 euro in contanti. Immediatamente era così corsa a sporgere denuncia di furto ai carabinieri di via Chiassi, provvedendo al contempo a fornire anche una dettagliata descrizione dei soggetti su cui nutriva ben più di un semplice sospetto. Scattate le indagini del caso gli uomini dell’Arma si erano dunque subito concentrati sui tre individui sottoponendoli tutti a scrupolosa perquisizione sia personale che domiciliare. Ma del denaro e del telefonino sottratti indebitamente non vi era più nessuna traccia; recuperata solamente la consolle in quanto rinvenuta in possesso ai due complici dell’ormai ex amico. Nei loro confronti è quindi scattato, oltre al deferimento per furto anche quello per ricettazione.