Mantova L’indole “masochista” del centrodestra mantovano è ben nota. Ne sa qualcosa il già sindaco del capoluogo Nicola Sodano, ex Forza Italia (dalle origini) e oggi unitosi ai fratelli d’Italia, che durante il suo mandato in via Roma dovette affrontare le fortissime pressioni delle forze politiche della sua vacillante maggioranza. In cinque anni di mandato, dal 2010 al 2015, la sua poltrona di sindaco vacillò a ripetizione per azioni di forza che lo costrinsero a cambiare ben 12 assessori dietro i diktat ora della Lega e ora degli “arancioni” di Giampaolo Benedini. La Lega lo costrinse addirittura a sostituire il vicesindaco impostogli, la giovane Alessandra Cappellari (oggi riscattatasi ai vertici della Regione Lombardia), con una motivazione ufficiale un po’ surreale: «È troppo vicina alle posizioni del sindaco».
Ma i dolori per Sodano non finirono con quelle reiterate richieste di rimozioni e sostituzioni. Anche l’aula gli tese ben tre imboscate, con altrettante mozioni di sfiducia: una sola avanzata dall’opposizione, ma le altre due partite proprio dai soggetti politici che avevano formato la sua squadra di governo, ossia proprio i benediniani “arancioni” e i leghisti. Dovette intervenire addirittura il leader leghista Matteo Salvini per salvarlo all’ultima votazione.




































