MANTOVA – Ci si erano messi di mezzo i servizi sociali del Comune, poi anche il prefetto, e sembrava che l’accampamento di piazza Castello fosse finito. Invece… niente: tutto come prima. Ancora sacchi a pelo e persone che passano la notte avvolte in coperte di scarsa tenuta al freddo. E di freddo ormai ce n’è parecchio, spesso anche nelle case (date le economie sul gas), figuriamoci per chi dorma all’aperto.
«È una situazione disumana, incresciosa», tuona il capogruppo di Mantova ideale Stefano Rossi, che prefigura il peggio: «La sinistra a parole si dice sempre in prima linea sulla solidarietà, ma nei fatti poi lascia dei poveretti al loro destino completamente incuranti dei loro disagi. Mesi e mesi di segnalazioni, ma ancora i profughi pernottano all’addiaccio. Con questo gelo, ancora piazza Castello è un dormitorio. Ormai la notte si raggiungono temperature sotto lo zero, e stanti le previsioni, il peggio deve ancora venire. E se ci scappa il morto, la responsabilità di chi sarà?».
Dal Comune viene confermata la spiegazione che si tratti di cittadini asiatici in attesa di essere convocati in Questura. «Forse nel loro paese funziona così, e non c’è modo di convincerli ad adattarsi ad altre condizioni offerte dal Comune e dalla Protezione civile».
Di certo la situazione termica si è fatta critica per potere affrontare le notti in queste condizioni, rimarca il leader dell’opposizione, e il rischio di congelamento non è affatto un ragionamento peregrino. È il caso che qualcuno intervenga.