Molestie e aggressioni alla sorella, 70enne a processo

Mantova Stando alle contestazione addebitatele avrebbe preso a offendere, minacciare, molestare a ripetizione, nonché percuotere, la sorella in seguito a un furto da lei perpetrato sul posto di lavoro e smascherato a stretto giro. Sul banco degli imputati, circa le ipotesi di stalking e lesioni personali aggravate, è così finita una settantenne di Borgo Mantovano. Nello specifico i fatti sarebbero iniziati nel 2017 quando la donna, scoperta a rubare denaro nell’azienda in cui era stata assunta qualche mese prima come addetta alle pulizie e di proprietà del genero della sorella, avrebbe quindi avviato nei confronti di quest’ultima una vera e propria campagna d’odio e di persecuzioni in serie. Motivo scatenante tale atteggiamento, secondo quanto riferito ieri in aula dalla stessa persona offesa – costituitasi parte civile con l’avvocato Ilaria Berra – sarebbe infatti il sorgere di un sentimento di acredine da parte dell’accusata verso la sorella con la quale aveva avuto da ridire dopo la scoperta del furto. «Grazie a mia figlia e mio genero – ha detto la teste – le avevamo trovato lavoro ma quell’episodio, da lei stessa ammesso, mi aveva provocato grande vergogna e rabbia. Così, arrabbiata, le avevo detto che con me aveva chiuso e di non farsi più vedere. Da quel momento in poi però mia sorella, che dal 2012 abitava assieme al figlio nel mio stesso palazzo, in un appartamento messo a disposizione sempre da mio genero, non ha perso occasione per offendermi, insultarmi, nonché minacciarmi di morte e aggredirmi. Un vero infermo quello da lei vissuto fino al 2020 quando, sfrattata da quell’appartamento, l’imputata era stata infine costretta a cambiare casa oltreché paese. «Mi faceva gli agguati, mi aspettava sul pianerottolo o mi spiava dallo spioncino di casa sua per poi assalirmi non solo verbalmente. In un’occasione infatti, il 22 dicembre del 2018, me la sono ritrovata in discoteca, al Jolly Club di Roncoferraro, e senza che io le facessi o dicessi niente, mi ha assalito stringendomi le mani al collo. Per paura ero quindi stata costretta anche ad andare a vivere da mia figlia».