Processo Colurciello: morta di overdose, ma nessuno se n’è accorto

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MANTOVA – Uno ha confermato quanto avevano già detto gli altri testimoni, l’altro invece ha dato buca al giudice nonostante questi avesse emesso un ordine per l’accompagnamento coatto. È proseguito in tribunale a Reggio Emilia il processo per la morte di Nunzia Colurciello, 24enne napoletana residente a Mantova, stroncata da un’overdose all’alba del 20 ottobre 2018 dopo una notte in discoteca. Per questa vicenda è attualmente a processo on l’accusa di morte come conseguenza di altro reato, Anna Mastrochicco, 48enne di Guastalla. Guido Bernardi, 53enne di Pomponesco, e Alessandro Colombini, 44enne di Castel d’Ario, con i quali quella notte la 24enne era andata alla discoteca Tube Club di Modena, sono invece già usciti dal processo avendo patteggiato rispettivamente due anni di reclusione, poi convertiti dal giudice in lavori di pubblica utilità, e 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione. Proprio loro due erano stati convocati per deporre come testimoni garantiti dalla presenza dei loro avvocati, alla scorsa udienza di questo processo. Bernardi, che si è presentato, ha dichiarato che quella notte aveva consumato della cocaina con la giovane che però si era allontanata poco dopo trascorrendo il resto della nottata girando da sola per il locale. A domanda specifica se aveva visto la 24enne consumare o farsi dare della droga da Anna Mastrochicco, il 53enne ha risposto di non avere visto nulla, come già avevano detto altri testimoni nelle precedenti udienze. Resta invece da sentire Alessandro Colombini: il giudice aveva già disposto per lui l’accompagnamento coatto in tribunale. Il 44enne avrebbe però detto che non c’era bisogno di mandargli i carabinieri a casa, che si sarebbe presentato spontaneamente all’udienza per testimoniare. Ciò che invece non è accaduto nemmeno questa volta. Se ne ripaerà il prossimo 3 luglio, quando sarà sentita anche l’imputata. Secondo quanto emerso dall’autopsia, Nunzia Colurciello è morta stroncata da un mix di cocaina, ketamina e Mdma. Dalle indagini risulta che la 48enne avrebbe fornito alla giovane le dosi di Mdma, con la vittima collassasse in preda a convulsioni proprio a casa dell’imputata, a Guastalla. Secondo il medico legale «a fronte di una crisi, epilettica e respiratoria, così repentina difficilmente, ad ogni modo, la vittima si sarebbe potuta salvare considerando altresì il brevissimo lasso temporale intercorso – 2-3 minuti – dall’arrivo dell’ambulanza dal vicino ospedale di Guastalla».

 

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