Mantova Con una scusa avevano attirato un loro coetaneo in una vera e propria trappola orchestrata ai suoi danni per mera vendetta. Protagonisti del raid predatorio occorso poco più di un mese fa in città sei minorenni, tutti di età compresa tra i 14 e i 15 anni. Nei loro confronti ora, a conclusione delle indagini, i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Mantova, hanno quindi dato esecuzione, venerdì mattina, ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare dell’obbligo di permanenza in casa, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Brescia su richiesta della competente procura circa le ipotesi di reato di aggressione e rapina aggravata. I fatti a loro ascritti in ipotesi accusatoria, infatti, risalivano al pomeriggio del 12 giugno scorso. A seguito di una lite avvenuta qualche settimana prima per futili motivi, uno dei minori colpiti dal provvedimento cautelare – in sostanza una sorta di arresti domiciliari ex all’articolo 21 del Dpr 448 1988 – aveva invitato la vittima ad un incontro nella zona di Palazzo Te per un chiarimento. Ma una volta sul luogo dell’appuntamento lo aveva convinto a seguirlo nel vicino sottopasso di via Visi dove, ad attenderlo, vi erano altri cinque minori che, immediatamente, in gruppo, avevano assalito il malcapitato a suon di calci e pugni, facendo anche uso di un ramo d’albero reperito sul posto. Al termine di quella palesatasi fin da subito come una vera e propria spedizione punitiva, gli aggressori avevano così sottratto alla vittima un cappellino, una cassa bluetooth e la bicicletta con cui era giunto, per poi darsi a repentina fuga e far perdere le proprie tracce. Nell’occorso la vittima aveva riportato varie lesioni giudicate guaribili, in seguito alle cure dei sanitari, in cinque giorni. Le indagini avviate nell’immediatezza dai militari dell’Arma avevano quindi permesso di identificare tutti i responsabili dell’agguato e ricostruire dettagliatamente il grave episodio grazie alla testimonianza della vittima, di alcune persone informate dei fatti, all’analisi dei filmati dei sistemi di videosorveglianza della zona e infine all’acquisizione di un video realizzato dagli aggressori e scambiato con altri coetanei. I sei minori dovranno ora permanere nelle proprie abitazioni con la possibilità di uscire solo per seguire le attività predisposte nei loro confronti dai servizi sociali minorili dell’amministrazione giudiziaria. (loren)