MANTOVA È un rebus a chiave doppia quello che il sindaco Mattia Palazzi è chiamato a risolvere in queste ore decisive per la formazione del proprio esecutivo. La linea di continuità lo ha portato a confermare già gli uscenti Pd Giovanni Buvoli , Nicola Martinelli, Andrea Murari e Chiara Sortino. Specularmente hanno titolo di uguale rappresentanza in giunta i gialli Andrea Caprini, Iacopo Rebecchi e Adriana Nepote, ai quali, per lo straordinario risultato acquisito il 21 settembre, potrà aggiungersi una donna, a scelta fra le più votate Maddalena Portioli, Sara Nicolini, Laura Ferro e Giulia Martinelli. Nomi spesi nell’ambiente palazziano, senza comunque che il primo cittadino abbia mai aperto bocca al riguardo.
Resta nondimeno l’incognita per il nono assessore, che a conti fatti dovrebbe essere giocoforza donna, in ossequio ai dettati sulle quote rosa. Ma qui nasce il problema.
A poter pretendere tale visibilità nell’esecutivo sono tre forze politiche che in consiglio avranno la stessa caratura e visibilità: Sinistra italiana (spesasi alle elezioni nella formazione “Per Mantova”), la civica “ManTua” di derivazione dalla zaniboniana “Comunità e territori”, oggi rappresentata nell’emiciclo dal solo socialista Enrico Grazioli, e dai renziani di “Italia viva”, visibili per il seggio di Fabio Madella.
Se, come molti nell’ambiente pensano, dovesse toccare a uno di questi soggetti di esprimere il nome del nono assessore, nel postulato ineludibile che sia donna, il calcolo probabilistico deporrebbe per una esponente di Italia viva, formazione strategica anche a livello parlamentare per Palazzi, che in più circostanze ha avuto necessità di ricorrere ai buoni uffici del deputato renziano Matteo Colaninno. Ove i pronostici dovessero trovare riscontro, due nomi in particolare vengono proposti come papabili: quello di Chiara Iridile (la più votata dopo il capolista) e la “figlia d’arte” Sara Zaniboni.