MANTOVA – “Ci vuole tanta calma”. È il cartello affisso all’ingresso del punto vendita Tezenis in corso Umberto I. Il mantra della prima giornata di saldi racchiuso in quatto parole. Calma da parte dei commercianti, dei dipendenti dei punti vendita e anche da parte della clientela. Perché il primo giorno di saldi è stato affrontato così, con un occhio alle notizie che arrivano sugli smartphone. Due giorni in zona gialla, un weekend in arancione, che significa lavorare esclusivamente con le persone all’interno del proprio comune, e poi chissà. L’afflusso di persone nelle vie dello shopping del centro storico c’è stato, più nel pomeriggio rispetto alla mattinata, complice anche la voglia di un aperitivo anticipato nei bar tornati aperti fino alle ore 18.
“Difficile fare un bilancio della prima giornata di saldi”, dice Laura di Giò & Giò Outlet, “la mattina abbiamo lavorato poco per la concomitanza del mercato nell’area adiacente a Palazzo Te. Siamo comunque partiti in un giorno infrasettimanale, mentre solitamente i saldi iniziano nel fine settimana. Aspettiamo di vedere cosa accadrà nel prossimo week-end”.
Uno dei pochi negozi con la fila sul marciapiede è Foot Locker, nonostante sia permesso l’ingresso all’interno del punto vendita a un massimo di otto persone.
“La clientela non ama fare la fila fuori dal negozio, le persone sono ogni giorno più nervose”, spiega Stefania Montù, dietro alla cassa di Tezenis, “noi ci siamo salvati perché siamo potuti rimanere aperti durante il secondo lockdown in quanto abbiamo in vendita beni considerati di prima necessità. Due giorni in zona gialla? Pura follia. Prima di tutto è mentalmente deleterio per tutti e poi è il modo migliore per veder crescere i contagi, come sta accadendo all’estero”.
Le vendite comunque ci sono ed è comunque un buon segnale. Questo soprattutto perché chi si è preso la briga di fare le “vasche” ieri era interessato a comprare più che a dare un’occhiata in giro. “Nello scorso mese di dicembre abbiamo avuto un -38% di ingressi ma un incremento delle vendite. Una tendenza che si è rinnovata anche nel primo giorno di saldi con una conversione, ossia il rapporto tra numero di clienti e vendite, che è passata dal 30% dello scorso anno al 45% di ieri. Questo significa che, adesso, chi si reca in un punto vendita lo fa per acquistare”, prosegue Montù. Con i dipendenti si parla già di vaccini. “Ho avuto modo di parlarne con i miei dipendenti”, aggiunge ancora Montù, “sarebbero tutti felici di farlo, quando ovviamente ce ne sarà data la possibilità”.
“La nostra maggiore preoccupazione è legata a quello che sarà”, dichiara Stefano Gola, presidente cittadino di Confcommercio, “a giovedì sera ancora non ci è dato sapere cosa sarà di noi lunedì prossimo. È surreale oltre che devastante a livello psicologico. In questo modo non è possibile fare alcun tipo di programmazione”.
Un aspetto positivo c’è. “La vicinanza della clientela”, svela ancora Gola, “le persone stanno comprendendo cosa stiamo subendo e vivendo. Ce lo dicono quando entrano nei negozi. Si è recuperato quel rapporto cliente-commerciante, quel rapporto di fidelizzazione che è poi il nostro punto di forza”. La continua alternanza di colori nelle varie giornate, “come in un arcobaleno”, genera confusione. “La clientela è confusa perché non sa come organizzarsi. Più si alternano momenti di chiusura a brevi aperture e più si creano i cosiddetti assembramenti perché sempre più gente esce negli stessi momenti”, continua Gola, “e poi c’è la confusione dei commercianti che vedono i propri ristori e le casse integrazioni dei propri dipendenti inferiori al reddito di cittadinanza”. E poi c’è chi, come Bag, chiude il punto vendita in concomitanza con l’orario di chiusura dei bar. Solidarietà tra esercenti.