MANTOVA Domani, al semaforo della Lombardia, scatta finalmente il giallo. Da rosso durante le festività natalizie, all’arancione degli ultimi quindici giorni, fino al tanto agognato giallo che però si tinge di mistero sul periodo di durata. I cinema continueranno a rimanere chiusi insieme ai teatri, ma i musei e i parchi archeologici riapriranno anche se con alcune restrizioni nei fine settimana.
Chi inoltre potrà riaprire i battenti saranno i ristoranti (solo però a pranzo), e bar e locali in genere potranno effettuare servizio al tavolo, sempre fino alle 18.
«Siamo contentissimi, lo dico davvero» esordisce Stefania Venezia, una delle tre socie titolari dell’osteria “Ai Ranari”, sentita al telefono mentre stava ultimando la spesa per l’imminente riapertura. «Anche se lunedì sarebbe il nostro giorno di riposo, il nostro locale apre comunque. Vogliamo lasciarci il passato alle spalle, per credere nel futuro che verrà; siamo ottimisti, perché abbiamo deciso di esserlo». Dello stesso avviso è anche la titolare dell’Umberto I, Cristina Cominotti. «Siamo contentissimi che passiamo ancora in zona gialla. Noi ci mettiamo passione nel nostro lavoro, e i pensieri negativi, che comunque emergono quando non si può lavorare come si dovrebbe, devono essere tenuti a bada per poter andare avanti» continua la Cominotti. «Ci spiace solo che i nostri clienti hanno dovuto qualche volta vederci vestire i panni dei controllori: affinché i distanziamenti e le misure restrittive fossero messe in atto abbiamo dovuto addirittura mettere un buttafuori alla porta di ingresso. È stato molto spiacevole, per noi e anche per loro, immagino».
Chi non riesce invece a vedere lontano per la difficoltà della situazione è Antonella Apicella, figlia del titolare del ristorante-pizzeria “Al Quadrato”: «Sicuramente andremo avanti per tutto febbraio con l’apertura solo a pranzo; c’è da sperare che per marzo si possa invece tenere aperto anche per cena, ma questo dipende essenzialmente da come vanno le cose a livello di pandemia. D’altronde non si può negare la gravità della situazione: noi stessi abbiamo dei conoscenti che sono stati pesantemente colpiti dal virus. La salute innanzitutto, questo non va dimenticato».
Appartiene alla schiera degli ottimisti anche il titolare del “Sücar Brüsc” (via Cavour) che, insieme agli altri soci, vuole dare con questa riapertura «un segno di imprenditorialità ottimista, perché noi ci crediamo, nonostante tutto. Lo facciamo per noi ma anche per i nostri dipendenti. Certo è che, visto che si fanno i conti al centesimo per starci dentro, si poteva anche far ripartire da domenica e non da lunedì» conclude Lodi.
Rosa Visconti, dipendente del bar “Caravatti”, se la prende piuttosto con il conteggio errato dei dati che ha portato a ritardare la riapertura, e propone per i dipendenti di questo settore particolarmente colpito dei corsi di supporto psicologico promossi dal comune «perché le ripercussioni a livello emotivo si faranno sentire anche molto più avanti nel tempo». Infine, sempre a testimonianza del disagio percepito nella gente anche nel bere un semplice caffè, Giada Poltronieri del “Mirò”, si augura che «almeno il fatto di poter godere di un momento di relax seduti al tavolo, possa aiutare quantomeno a portare un po’ di normalità e serenità dopo tante tensioni».
Bicchiere decisamente mezzo vuoto per Confcommercio. “Un epilogo positivo ma pagato a caro prezzo, sulla pelle di migliaia di attività commerciali e della ristorazione” commenta il presidente di Confcommercio Mantova Ercole Montanari sul passaggio della Lombardia in fascia gialla. “Un risultato in chiaroscuro, senza vincitori ma con tanti vinti, che certo non può far esultare – continua Montanari – fortunatamente sono state recepite le nostre richieste di un passaggio repentino in zona gialla perché i numeri lo consentivano”.