MANTOVA «L’appello lanciato da Confindustria, Confcommercio e Ance dalla platea del Mamu sulla necessità di investire in infrastrutture non fa che confermare quello che da sempre diciamo e che non a caso abbiamo inserito nelle priorità del programma elettorale del centrodestra e del nostro candidato Stefano Rossi: senza adeguate infrastrutture Mantova non ha futuro». A parlare è il portavoce provinciale di Fratelli d’Italia, Alessandro Beduschi, che non lesina robuste critiche agli amministratori uscenti: «Sono stati, se vogliamo anche con un certo merito, i “manutentori” delle bellezze lasciateci dai Gonzaga, ma in quanto a progettualità hanno perso cinque anni». «La sinistra, del resto, preferisce guardare all’incasso immediato senza curarsi di quei progetti indispensabili per attirare nuove attività produttive ed evitare che anche le ultime che eroicamente resistono se ne vadano altrove». Lo stesso studio “Analisi delle potenzialità del territorio mantovano”, commissionato alla società di consulenza Ernst & Young, ha fatto ben intendere che se si vuole creare un circolo virtuoso di sinergie a beneficio dell’intera filiera produttiva del Mantovano, il rafforzamento delle infrastrutture e gli investimenti per realizzarne di nuove sono passi imprescindibili. «Sbandierare l’apertura di 400 cantieri, compresi quelli ordinari, è sicuramente un’operazione d’impatto immediato in termini elettorali, ma la lascia intatti i problemi seri e irrisolti. E quando la giunta ha provato ad addentrarsi nel campo delle opere pubblica, abbiamo visto com’è finita – osserva Beduschi -. La trasformazione, o meglio la distruzione di corso Pradella è la cartina di tornasole dell’azione di questa amministrazione, che pensa alle fioriere e alle panchine ma si dimentica di infrastrutture e parcheggi (davanti all’ospedale hanno anteposto le aiuole agli stalli per le auto: una cosa che si commenta da sé). Il risultato? Ci troviamo con tante ztl, ma senza più negozi, con un centro “respingente” per i mantovani di città e della provincia. Ecco perché auspichiamo un cambiamento, ne va della sopravvivenza della città». Un tema sollevato l’altra sera anche dal primo cittadino di Castelbelforte Massimiliano Gazzani durante il suo intervento prima dell’arrivo di Matteo Salvini. «Per rendere il territorio mantovano più accessibile e più vicino ai nodi della grande rete di trasporti e alle provincie contermini di Verona e Brescia i collegamenti infrastrutturali rappresentano una priorità assoluta. È davvero mortificante avere un capoluogo sempre più “blindato” per i mantovani della provincia». «Ciò che appare chiaro – conclude Beduschi – è la sostanziale differenza di intenti che traspare dai programmi del centrodestra e del centrosinistra. La sinistra, che salvo cinque anni è da sempre alla guida del capoluogo, non sembra curarsi del fatto stiamo perdendo per strada anche Camera di Commercio e Ats. E non sembra nemmeno un problema l’assurdo ingresso alla città da sud, il vincolo del passaggio di Porta Cerese o di Porta Mulina. Per chi ha gestito la città negli ultimi cinque anni sembra più strategico forestare con mezzo milione di piante il Migliaretto o creare un parco davanti al Te con modico esborso di 8 milioni. Con i costi di questi due interventi si sarebbe costruire l’eterno sottopasso…».
Matteo Vincenzi