MANTOVA “Il settore suinicolo è vicino al collasso e temo chiusure o progressivi spostamenti verso le soccide. Con i rincari di materie prime ed energia temo che il comparto non riesca a reggere l’ondata. Già oggi i costi di produzione si aggirano mediamente intorno a 1,80-1,90 euro al chilogrammo e se le quotazioni non arriveranno molto rapidamente intorno ai 2 euro al chilo, dovremo fare i conti con aziende in default”.
Da Mantova, seconda provincia italiana per numero di animali allevati in Italia (730 allevamenti per 1.113.075 capi, alle spalle solamente di Brescia, che conta 2.246 allevamenti e 1.321.856 animali al 31 dicembre 2021, fonte: Teseo), si leva l’allarme di Thomas Ronconi, allevatore di Marmirolo iscritto a Coldiretti Mantova e presidente di Anas, l’Associazione nazionale di allevatori di suini.
“Il sistema suinicolo mantovano non può reggere – insiste Ronconi – e dobbiamo al più presto fermare la speculazione sulle materie prime, che ha mandato i costi di produzione alle stelle, unitamente al boom delle bollette energetiche”.
Il comparto suinicolo è sotto i riflettori anche dell’Unione europea, afferma Coldiretti Mantova. La guerra in Ucraina ha infatti aggravato la situazione del settore – ricorda Coldiretti – per il forte aumento dei mangimi e la necessità di trovare nuovi sbocchi per l’export Ue. L’attività è da tempo in affanno a causa di una serie di fattori, dall’effetto del Covid, che ha limitato i consumi fuori casa per le restrizioni, al rallentamento delle spedizioni in Cina fino alla peste suina. Per questi motivi la Commissione ha costituito un gruppo europeo di lavoro per affrontare i temi più caldi dall’ambiente ai costi, con una riunione plenaria calendarizzata per il prossimo 6 aprile e cinque incontri pianificati entro il 2022, ciascuno su un tema diverso.
Il primo appuntamento verterà sulle dinamiche socio-economiche del settore, che – come ricorda il documento della Commissione – è particolarmente rilevante, poiché la Ue è il secondo produttore mondiale di carne suina e il più grande esportatore di prodotti a base di carne di maiale.
Il mercato si sta muovendo seguendo una parabola al rialzo. “Siamo alle prese con incrementi sensibili – osserva Ronconi – perché la Germania ha ridotto le produzioni e, dunque, si ritrova con meno disponibilità di prodotto, mentre la Spagna ha ripreso ad esportare verso la Cina, dal momento che la politica di Pechino è orienta a rafforzare le scorte di carne suina”. Una strategia, quella cinese, che potrebbe essere ispirata dalla volontà di non intaccare le forti scorte di cereali e semi oleosi per scopi zootecnici, alla luce di incognite internazionali legate alla crisi ucraina. “È essenziale recuperare rapidamente sui listini e convocare al più presto un tavolo dove allevatori, trasformatori e distribuzione possano individuare strategie condivise e concrete”, dice il presidente di Anas.
Pur nella difficoltà contingente, il comparto suinicolo sta valutando di investire nel settore delle energie rinnovabili, così da abbattere i costi. “In molti stanno alla finestra in attesa di superare la crisi – conclude Ronconi -, ma c’è un forte interesse a spingere verso la sostenibilità ambientale ed economica attraverso pannelli fotovoltaici e impianti di biogas e biometano”.