MANTOVA – Per circa sei mesi avrebbe perseguitato l’ex moglie costringendola a modificare le proprie abitudini di vita oltreché ingenerando in lei un forte stato d’ansia e di paura. Con le accuse di stalking e interferenze illecite nella vita privata era così finito a processo nel 2018 un 38enne italiano residente nell’Alto Mantovano. Stando al novero delle contestazioni a lui addebitate l’uomo, tra il dicembre 2015 e il giugno 2016, avrebbe preso ad importunare a vario titolo l’ex consorte; presentandosi ad esempio nei luoghi da lei frequentati, insultandola e offendendola anche davanti ad altre persone nonché alla presenza del loro figlio minorenne.
Oppure arrivando a monitorarne gli spostamenti tramite un dispositivo Gps da lui collocato sull’autovettura della donna, o perpetrando danneggiamenti nei pressi dell’abitazione della presunta vittima. Infine, durante la loro relazione avrebbe addirittura installato nell’abitazione coniugale sistemi di videosorveglianza per poter così controllare indebitamente la convivente a sua insaputa. Condotte che gli erano pure valse un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa fino al dicembre 2016. Ieri mattina, davanti al giudice Chiara Comunale, è quindi proseguita l’istruttoria dibattimentale del processo a lui instaurato. In particolare oltre all’esame dell’imputato che di fatto ricusato ogni accusa, chiamato a salire sul banco dei testimoni anche un investigatore privato assoldato a suo tempo dal 38enne per poter controllare l’ex moglie. Prossima udienza il 6 dicembre.