È con La Clemenza di Tito, estremo capolavoro mozartiano mai prima d’ora rappresentato alla Bilbao Opera, che il teatro basco e il Maestro bresciano Riccardo Frizza che con esso ha una consuetudine quasi ventennale, aprono il loro 2022 all’opera. La bella produzione importata dall’Opéra de Lausanne, in scena a Bilbao il 22 gennaio (repliche il 24, 26, 28 e 31 gennaio), ha la regia di Fabio Ceresa, le scene e i costumi di Gary McCann, le luci di Ben Cracknell e le coreografie di Mattia Agatiello. Nelle parti principali cantano Paolo Fanale (Tito), Daniela Mack (Sesto), Vanessa Goikoetxea (Vitellia), Veta Pilipenko (Annio), ltziar de Unda (Servilia) e Josep Miquel Ramón (Publio). Riccardo Frizza dirige la Euskadiko Orkestra e il Coro de Ópera de Bilbao preparato da Boris Dujin. «La clemenza di Tito” ha dichiarato Frizza, “rimanda ai vecchi stilemi del periodo d’oro dell’opera seria, ad un mondo che con Gluck aveva trovato un apice e poi era decaduto. L’opera, composta per celebrare l’incoronazione del Granduca di Toscana Leopoldo II d’Asburgo a re di Boemia, venne musicata da Mozart sul libretto metastasiano appositamente revisionato da Caterino Mazzolà con la riduzione da tre a due atti, il taglio di molti recitativi e la trasformazione di alcune arie in pezzi d’insieme. L’omaggio al sovrano illuminato perde qualsiasi retaggio aulico, l’imperatore mozartiano emerge in tutta la sua statura di sovrano devoto al bene pubblico. La fluidità delle strutture musicali anticipa soluzioni che Beethoven, Weber e Rossini prenderanno a modello per i loro lavori. La clemenza di Tito viene rappresentata per la prima volta a Bilbao, sono onorato di avere questo compito. Del resto, è con un sentimento di appartenenza che torno ad Abao-Bilbao per dirigere questa novità assoluta per i soci. Dal mio debutto nel 2005 con La Sonnambula, questa è la mia ottava produzione in terra basca e ritrovo con gioia i musicisti della Sinfonica di Euskadi con i quali nel 2019 ho diretto la Lucia di Lammermoor, per la quale l’associazione Ópera XXI mi ha voluto riconoscere un prestigioso premio».
Elide Bergamaschi