Castel d’Ario – Morì travolto dalla panchina: Comune chiamato a risarcire

CASTEL D’ARIO Citazione a giudizio, in qualità di responsabile civile, per il Comune di Castel d’Ario. È quanto deciso, ieri mattina, dal gip Matteo Grimaldi in sede di udienza preliminare, circa la morte di Matteo Pedrazzoli, il 14enne travolto e ucciso tre anni fa dal crollo di una panchina girevole di otto quintali installata nel parco giochi di piazza Castello. Dopo la conclusione delle indagini, con la notifica formalizzata agli indagati poco più di un anno fa, è scattato quindi l’iter processuale; una prima seduta segnata altresì dalla costituzione come parti civili dei familiari dello sfortunato ragazzino, vale a dire il padre Gianfranco, la madre Alessandra, il fratello Gianluca e i nonni. Il prossimo 17 luglio si procederà quindi alla decisione sul rinvio a giudizio o meno delle cinque persone iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Si tratta di Elena Bellini, architetto progettista della struttura, Marco Furini, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Castel d’Ario, Luca Bronzini (di Rovereto, in provincia di Trento), titolare dell’omonimo laboratorio specializzato in attività di restauro che si era aggiudicato l’appalto per la riqualificazione dell’intera area verde e da ultimo i due installatori, i fratelli Loris e Cristian Manfredi, contitolari della Car-Mec, azienda di carpenteria metallica con sede nella medesima località trentina. In un primo momento era finito tra gli indagati anche il sindaco Daniela Castro, con le accuse a lei formulate infine cadute. L’inchiesta, portata avanti dal sostituto procuratore Silvia Bertuzzi, si era incentrata fin da subito sull’acquisizione di tutta la documentazione relativa al progetto, al collaudo e alla manutenzione della pesante installazione artistica semovibile, con il conseguente affidamento di una consulenza tecnico-ingegneristica dai cui esiti si sarebbe evidenziato un errore di calcolo sul perno, risultato troppo esile per sostenere il peso dell’intero manufatto. La tragedia si era consumata attorno alle 22.30: il parco giochi, come ogni sera, è affollato di ragazzi che si danno appuntamento sulle panchine girevoli. A poca distanza è in corso la festa dell’Avis. D’un tratto accade quello che non avrebbe mai dovuto succedere. Il perno su cui reggeva la struttura si spezza e il pesante manufatto precipita al suolo. Tutti i ragazzi si mettono in salvo. Ma non Matteo. L’installazione, infatti, gli precipita addosso bloccandolo al suolo sotto il peso di otto quintali di ferro. Gli amici tentano così di sollevare la panchina ma è troppo pesante. Richiamati dalle urla e dal frastuono del cedimento accorrono una quindicina di persone. Unendo gli sforzi riescono a sollevare il manufatto e a liberarlo. Ma è troppo tardi. Due settimane più tardi, infine, anche l’altra struttura gemella posizionata accanto a quella crollata viene rimossa su disposizione degli stessi inquirenti.